Occorre riesaminare le misure di protezione delle centrali nucleari svizzere contro le piene estreme. Lo esige l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). I responsabili degli impianti dovranno presentare le nuove prove di sicurezza entro fine 2022.
Le nuove richieste hanno origine da uno studio sul rischio di piene dell'Aare chiamato EXAR (dal tedesco "Extremhochwasser an der Aare") presentato in febbraio dall'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM). La ricerca ha fornito una nuova base per valutare il rischio delle infrastrutture critiche situate lungo il celebre affluente del Reno.
Ad essere interessate sono quindi anche le centrali nucleari situate lungo il corso del fiume - Beznau (AG), Gösgen (SO) e Mühleberg (BE) - quest'ultima è stata spenta nel dicembre 2019 ma lo smantellamento dei componenti contaminati dovrebbe essere completato solo nel 2031 -, così come gli impianti dell'Istituto Paul Scherrer e il deposito intermedio ZWILAG a Würenlingen (AG). Anche la centrale nucleare di Leibstadt (AG), situata sul Reno, deve rivalutare il pericolo a causa della trasferibilità dei risultati dello studio EXAR.
È stata la catastrofe nucleare di Fukushima del 2011 a spingere varie autorità federale a elaborare basi comuni per esaminare il pericolo nel bacino dell'Aare.