Lo spegnimento della centrale di Mühleberg a fine 2019 e gli ultimi studi geologici della CISRA (NAGRA) per la creazione dei depositi hanno permesso di acquisire nuove conoscenze che hanno anche consentito di meglio definire i costi che la Svizzera dovrà sopportare nei prossimi decenni per l'abbandono dell'atomo nella produzione di elettricità e la gestione delle scorie. Le ultime stime elaborate parlano di una spesa complessiva di 23 e rotti miliardi. Oltre uno in meno quindi di quanto calcolato in precedenza.
I nuovi dati sono contenuti nello studio svolto ogni 5 anni da Swissnuclear, l'associazione che riunisce i gestori degli impianti: Axpo Power, BKW, Leibstadt SA e Gösgen-Däniken AG. L'analisi serve a valutare se i fondi attualmente previsti permetteranno di coprire le spese. La versione 2021, pubblicata venerdì e che deve essere ancora avallata, indica che la messa fuori esercizio degli impianti costerà complessivamente 3,666 miliardi. La parte principale delle spese sarà legata alla costruzione e alla gestione dei depositi per lo stoccaggio dei rifiuti mediamente e altamente radioattivi. Gli ultimi studi della Cooperativa incaricata della questione indicano che in Svizzera ci sono tre siti che potrebbero accogliere entrambe le tipologie di scorie. Ciò che dovrebbe permettere di contenere la fattura totale a 19,417 miliardi.
Alla copertura completa dei costi mancano ancora meno di 2 miliardi di franchi: 900 milioni da versare dalla Confederazione (interviene per quanto riguarda i rifiuti derivanti da medicina, industria e ricerca) e altrettanti da parte degli operatori. Circa 7,5 miliardi sono già stati pagati. All'incirca 9 sono accantonati e 4,9 dovrebbero essere garantiti dai rendimenti finanziari dei fondi.