il dibattito

Nuovi bilaterali, convengono oppure no?

Spiegazioni e confronto d’opinioni tra Monika Rühl (Economiesuisse) e Daniel Lampart (Unione sindacale svizzera)

  • Oggi, 05:50
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Accordo Svizzera-UE, quale benefici economici?

SEIDISERA 15.01.2025, 18:00

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Di: Alan Crameri 

I vantaggi economici vengono evidenziati soprattutto da chi è favorevole a relazioni più strette con l’UE. Tuttavia, i sindacati sono scettici sui meccanismi per la tutela dei salari elaborati nei negoziati conclusi per stabilizzare e sviluppare gli accordi bilaterali.

Ma la discussione è solo agli inizi. Parlamento e popolazione si esprimeranno nei prossimi anni.

Dopo gli aspetti legati a migrazione e sovranità (vedi articoli allegati), mettiamo quindi in evidenza gli aspetti più rilevanti per valutare l’impatto dei nuovi accordi sulla prosperità e benessere economico della Svizzera. Gli elementi chiave del negoziato:

- Aggiornamento degli accordi bilaterali già in vigore: ad esempio, quello per abolire gli ostacoli tecnici al commercio (MRA), che permette a varie aziende di non dover certificare o omologare due volte un prodotto.

- Precisazione dei controlli per garantire il livello salariale (misure anti-dumping): l’Unione europea riconosce le commissioni paritetiche (composte da sindacati e padronato); le aziende europee devono annunciare l’invio di lavoratori distaccati con quattro giorni d’anticipo e non più otto; le autorità svizzere possono esigere una garanzia (cauzione) da aziende europee che già hanno infranto regole in precedenza, e non più già dal primo incarico.

- Accesso fin da subito ai programmi di ricerca Orizzonte Europa, Euratom e Erasmus1.

- Possibilità di negoziare nuovi accordi, di cui tre già elaborati: elettriticità, sicurezza alimentare e sanità pubblica

Poi c’è un aspetto rimasto fuori dall’accordo: le regole sui rimborsi spesa per i lavoratori distaccati. La Svizzera avrebbe voluto fissare il principio che, oltre al salario, anche i rimborsi di vitto e alloggio dovessero essere versati sulla base di “pezzi svizzeri”, ma la Commissione europea s’è imposta, visto che anche all’interno dell’UE la prassi non è omogenea ovunque. A causa di ciò, sindacati e Unione svizzera arti e mestieri temono dumping salariale e concorrenza sleale.

Argomenti a confronto dei rappresentanti dell’economia

Monika Rühl è direttrice di Economiesuisse, l’associazione che riunisce le maggiori industrie svizzere, in particolare d’esportazione. Da anni Economiesuisse chiede un chiarimento nelle relazioni con l’UE. Daniel Lampart è il capo economista dell’Unione sindacale svizzera (USS). Segue da anni i meccanismi di controllo sul mercato del lavoro svizzero. Nelle prossime settimane l’USS prenderà posizione sull’esito dei negoziati.

Qual è per Lei l’aspetto più rilevante nei nuovi accordi bilaterali?

Rühl: L’aggiornamento degli accordi esistenti è essenziale. L’accordo MRA sta perdendo di efficacia, le aziende hanno costi più elevati e alcune devono aprire una filiale in un paese europeo. Anche il mantenimento della libera circolazione è importante per trovare impiegati in un periodo di carenza di manodopera.

Lampart: Allo stato attuale vedo un peggioramento della protezione salariale, e non solo per la questione dei rimborsi spese. Il problema principale è che potremo eseguire meno controlli, perché abbiamo meno giorni a disposizione. E poi potremo sanzionare molte meno imprese, col rischio che così arrivino più aziende losche e semi-criminali. Un problema soprattutto in Ticino.

A proposito di controlli e misure anti-dumping, cosa pensa di quanto concordato nei negoziati?

Lampart: Oggi alle aziende che compiono infrazioni gravi può essere imposto un divieto di offrire servizi. Nei negoziati non se ne parla, il nostro timore è che l’UE non riconosca questo strumento. Inoltre, c’è il rischio che molte aziende non paghino le multe per aver infranto le regole, siccome il deposito di una cauzione sarà meno sistematico.

Rühl: Da quanto letto finora, escluderei il rischio di non poter mantenere un livello analogo di protezione dei salari. L’Unione europea riconosce il principio “stesso salario per chi fa lo stesso lavoro nello stesso posto”, così come il principio che non si facciano passi indietro sulla protezione dei salari. La Commissione europea ha accettato molte eccezioni nei confronti della Svizzera.

Guardando al futuro, quali sono gli sviluppi più importanti per Lei?

Rühl: L’accordo sull’elettricità è molto importante per garantire l’approvvigionamento energetico della Svizzera. È vitale per le imprese, ma anche per tutti noi cittadini.

Lampart: La perdita di efficacia dei controlli dovrà essere compensata con un rafforzamento delle misure interne. Gli imprenditori dovranno quindi finalmente sedersi al tavolo, per dei colloqui seri.

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