I punti d'accesso della Posta, che andranno a completare una rete formata da 800-900 uffici tradizionali, passeranno dagli attuali 3'854 a più di 4'200 entro il 2020. E' quanto ha annunciato venerdì l'ex regia, per bocca della direttrice Susanne Ruoff, al termine delle consultazioni con le autorità di ogni singolo cantone. Alle 765 succursali di cui è stata garantita la sopravvivenza per almeno altri tre anni, se ne aggiungeranno quindi altre.
Quelle rimanenti, circa 600, saranno verosimilmente condannate. Sono però in corso colloqui a livello locale per cercare soluzioni e non vi saranno smantellamenti senza alternative valide, è stato ribadito.
Si punterà molto sulla collaborazione con altri attori, in particolare con negozi e agenzie di viaggio, che, tra l'altro, offrono orari d'apertura più comodi e dove è, o sarà, possibile eseguire il 97% delle operazioni, dalle spedizioni ai prelievi in contanti, fino a 500 franchi. Da settembre, inoltre, nelle regioni rimaste senza sportelli attrezzati si potrà procedere al pagamento delle bollette sulla porta di casa.
Sindacato insoddisfatto
Tanto fumo, poco arrosto, nessuna strategia: non s'è fatta attendere la reazione dell'organizzazione di categoria syndicom alle precisazioni della Posta in merito alla riorganizzazione della rete.
Le accuse di voler smantellare il servizio rimangono e a queste s'aggiunge quella di avere idee vaghe sulle sfide che andranno affrontate. Popolazione e mondo politico, affermano i sindacalisti, hanno capito da tempo che l'ex regia sta cercando di mascherare lo smembramento in atto con slogan roboanti e tecnologie di grande effetto, ma non commercializzabili. D'altronde, sono solo 250 gli uffici di cui è garantita l'esistenza dopo il 2020.
ATS/dg
Dal TG20:
23.06.2017: Posta, nuova strategia