Svizzera

"Omicron più pericolosa? Non c'è certezza"

Daniel Koch, ex capo della divisione malattie trasmissibili dell'UFSP, critica alcune misure e l'allarmismo - Vallese contro le quarantene

  • 3 dicembre 2021, 08:08
  • 20 novembre, 19:07
02:49

Daniel Koch critico sulle quarantene

Telegiornale 02.12.2021, 21:00

Di: TG/M.Ang/pon 

Mercoledì è terminata la consultazione sulle nuove misure per contrastare la pandemia. Una decisione del Consiglio federale è prevista per oggi.L'urgenza di nuove misure è stata giustificata con il peggioramento della situazione negli ospedali e con le incertezze legate alla nuova variante Omicron. Una variante della quale si sa ancora poco. Anche per questo c'è chi critica alcuni provvedimenti e l'allarmismo generato. Tra questi l'ex "mister Corona" Daniel Koch, ex capo della divisione malattie trasmissibili dell'ufficio federale, che anche in pensione continua a occuparsi di pandemia come consulente.

L'ex "mister corona" Daniel Koch

L'ex "mister corona" Daniel Koch

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"Se si adottano misure cosi pesanti, come le restrizioni per chi viaggia, questo avrà conseguenze. Non solo sul turismo e non solo da noi in Svizzera. Molti europei non faranno le vacanze in Svizzera e non si sa esattamente perché. E pensiamo al Sudafrica: col turismo bloccato c'è gente che morirà perché aumenterà la povertà", spiega Koch.

La Svizzera ha difatti deciso di imporre il test e la quarantena a chi arriva da Paesi dove è stata registrata la variante. La lista dell'UFSP ne elenca una ventina. Regola che vale anche per i vaccinati. Ma decidere di non fare nulla non vorrebbe dire rischiare che una variante, definita preoccupante dall'OMS, non venga frenata?

"Questa variante è già da tempo in Europa. A parte la fase iniziale di un'epidemia, queste varianti si diffondono talmente rapidamente che non è davvero possibile adottare restrizioni di viaggio che ne frenino la diffusione in tempo e in maniera sostanziale", sottolinea Koch.

Chi arriva da una ventina di Paesi è costretto alla quarantena in Svizzera, anche se vaccinato

Chi arriva da una ventina di Paesi è costretto alla quarantena in Svizzera, anche se vaccinato

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Alcuni dati sembrano indicare che Omicron possa essere più contagiosa, ma il suo impatto più lieve. L'ipotesi, quindi, è che la nuova variante non sia per forza una novità negativa.

"I virus che diventano dominanti sono quelli che si trasmettono più facilmente. Non vuol dire, però, che sono automaticamente i più pericolosi. Nel passato abbiamo visto che - nel tempo - vincono i virus che rendono meno malati. È comunque prematuro per dire come andrà e va sottolineato che, in questo momento, quel che conta è evitare i ricoveri e dunque fare il richiamo del vaccino ai gruppi a rischio".

La parola d'ordine - secondo Koch - è proporzionalità. "Ci sono troppi pochi dati sulla variante per capire quali misure davvero servono. E se, come autorità, si comunica come fatto finora, non si fa altro che creare paura nella popolazione. Per ora non ci sono elementi per dire che questa variante sia più pericolosa di altre".

La variante Delta resta quella che, per ora e da sola, crea i problemi maggiori.

Vallese: "No alla quarantena"

Intanto, in Vallese, operatori turistici e Consiglio di Stato sono d'accordo nel dire "no" alla quarantena. "E' cambiato tutto. Un mese fa tutti avevamo il sorriso: molte prenotazioni, gli abbonamenti venduti. Poi, tutto d'un tratto, i casi sono aumentati, e infine l'Ufficio federale della sanità ha imposto la quarantena per alcuni Paesi come il Belgio, la Gran Bretagna e l'Olanda, da cui vengono molti turisti", spiega Laurent Vaucher, direttore di Téléverbier. Damian Constantin (direttore del centro turismo Valais-Wallis), conferma che prima della comunicazione sull'obbligo di quarantena "ad esempio, nella Val d'Anniviers sono stati cancellati 2'000 pernottamenti in una settimana da parte della clientela belga". A suonare l'allarme anche il Consiglio di Stato. "Chiediamo che la quarantena venga tolta, sostituita da altre misure come il pass sanitario e il test PCR prima dell'arrivo nel nostro Paese. Altrimenti è come dire ai turisti: "Non venite in Svizzera". Allora bisognerà rimborsare pesantemente il settore turistico", spiega Mathias Reynard.

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