Come gli uomini, anche le donne dovranno attendere i 65 anni per andare in pensione con una rendita intera. È quanto prevede la riforma della previdenza per la vecchiaia approvata venerdì dal Consiglio federale e presentata dal capo del Dipartimento dell'interno, Alain Berset. Per mantenere il livello delle rendite AVS, il Governo propone inoltre un aumento dell'IVA di due punti percentuali al massimo: il primo a partire dall'entrata in vigore della nuova legge, il secondo quando la situazione finanziaria dovesse esigerlo.
Il pensionamento anticipato individuale non sarà più possibile dai 58 anni ma solo a partire da 62. Flessibilità è prevista per i bassi redditi che hanno versato contributi sin dai 18-20 anni.
Abbassato il tasso della LPP
Non rimarrà immutato nemmeno il secondo pilastro: il Governo ha dato luce verde alla progressiva riduzione del tasso di conversione della LPP, dal 6,8% al 6% sull'arco di quattro anni, il che corrisponderebbe a un taglio del 10% circa delle rendite senza una serie di misure di compensazione. Fra queste spicca l'aumento dei contributi per chi ha fra i 35 e i 54 anni, mentre gli stessi resterebbero invariati per i più giovani e diminuirebbero lievemente per i più anziani. Inoltre, si inizierebbe a versarli obbligatoriamente dai 18 e non più dai 25 anni di età.
A parziale compensazione della pensione ritardata, sarebbero soprattutto le donne a beneficiare della modifica della deduzione di coordinamento, a vantaggio dei bassi salari e di quanti svolgono più lavori.
Infine, il fondo di garanzia LPP garantirebbe agli ultraquarantenni (al momento dell'entrata in vigore della riforma) il capitale mancante per conservare anche nel nuovo sistema le rendite che avrebbero ottenuto con il vecchio.
Più radicale che nel 2010
Le misure proposte, già anticipate dalla stampa domenicale, concretizzano le grandi linee approvate già lo scorso novembre e si spingono in parte oltre quelle avanzate dal predecessore di Berset, l'attuale ministro degli esteri Didier Burkhalter. Il neocastellano aveva auspicato una diminuzione del tasso di conversione dal 6,8 al 6,4%, ma la sua riforma era stata spazzata via dal popolo nel 2010 (73% di contrari).
Ha detto
Secondo Alain Berset si tratta di una riforma "ambiziosa e realista", il cui obiettivo è di difendere il livello delle rendite consolidando nel contempo la situazione finanziaria dei primi due pilastri. Il concetto "è basato su un approccio globale". L'evoluzione demografica ed economica pone di fronte a sfide importanti, ha ricordato, e il Governo deve anticipare i tempi per presentare proposte equilibrate. La riforma, anche se presentata come pacchetto unico, potrebbe entrare in vigore a tappe, ha precisato Berset.
Le reazioni
Le misure proposte oggi da Alain Berset soddisfano pienamente le casse pensioni, secondo le quali l'abbassamento al 6% del tasso di conversione del secondo pilastro ne garantirà la stabilità a lungo termine, perché oggi il capitale accumulato non basta per finanziare le rendite dal pensionamento al decesso.
Ad eccezione del PS, i partiti si sono espressi complessivamente in modo positivo sulle proposte presentate da Berset. UDC, PPD e PBD si sono comunque opposti a una riforma che mescoli gli attuali pilastri della previdenza vecchiaia. Il Partito socialista in un comunicato ha spiegato che s'impegnerà con determinazione contro qualsiasi proposta che porti a una riduzione delle prestazioni. Una tale riforma non ha alcuna chance davanti al popolo, sia per quanto riguarda l'età pensionabile delle donne sia la riduzione delle prestazioni, ha sottolineato.
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