Verdura, frutta, cereali e pane. Sono questi i principali alimenti che finiscono nella spazzatura degli svizzeri e che potrebbero essere salvati, mettendo in atto alcuni semplici accorgimenti. Uno di questi è controllare sempre il frigorifero e non accumulare scorte eccessive, spiega Claudio Beretta, esperto di sostenibilità e sprechi alimentari alla Scuola universitaria professionale di Zurigo, nonché presidente di foodwaste.ch. Secondo lo studio dell’Ufficio federale dell’ambiente sono cinquanta i chili di cibo che ogni cittadino getta in un anno e più della metà di essa potrebbe essere salvata. Un dato ancora alto, nonostante la situazione negli ultimi anni sia già migliorata (nel 2012 ogni persona gettava in media 60 chili di cibo l’anno).
Guardare, annusare, assaggiare ed eventualmente... congelare
A essere importanti sono anche le date di scadenza: “Se su un prodotto c’è scritto ‘da consumare preferibilmente entro’, allora si può mangiare anche dopo la data: basta guardare, annusare e assaggiare” il cibo in questione per verificare che sia ancora buono. Invece per i prodotti con la dicitura ‘da consumare entro’, c’è un’altra astuzia: “si possono congelare prima della data di scadenza e poi usarli dopo di essa”. Non da ultimo, l’esperto consiglia di usare la creatività per consumare i resti.
Acquistare frutta e verdura non perfetti dai produttori per evitare lo spreco alla base
Il sacco dei rifiuti nelle case è però solo l’ultimo anello della lunga catena di sprechi, che inizia con la produzione, la trasformazione e il commercio. In queste fasi vengono scartati ad esempio i prodotti non perfetti. Ma il consumatore può sempre far sentire il suo peso, dice Beretta: “Per esempio se andiamo direttamente dal contadino o al mercato e compriamo anche frutta e verdura che non corrisponde alle norme, allora contribuiamo a ridurre lo spreco sul campo”.
Secondo l’esperto, infine, il piano d’azione contro gli sprechi lanciato dal Consiglio federale nel 2022 assieme agli attori del settore alimentare è una ottima cosa. Ci vorrebbe però un finanziamento iniziale maggiore, dice, e un monitoraggio su vasta scala degli sprechi.