Responsabili... ma non troppo

Le multinazionali hanno bisogno di regole sul rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali, si pensi ai casi emersi di lavoro minorile nelle piantagioni o di inquinamento dovuti alle attività minerarie, ma non vanno ritenute responsabili per le attività delle società controllate ubicate all'estero. Lo prevede il controprogetto indiretto all'iniziativa popolare per multinazionali responsabili approvato mercoledì dal Consiglio degli Stati. L'iter parlamentare non è chiuso, il dossier ritorna al Nazionale che aveva adottato una soluzione differente.

Mentre infatti i "senatori" non hanno voluto spingersi oltre quanto suggerito dal Governo e difeso in aula da Beat Rieder (PPD/VS), sul modello di una direttiva europea in materia, i deputati avevano inserito una responsabilità limitata e quindi la divergenza su questo punto permane. Inutilmente il grigionese Stefan Engler (PPD) ha fatto notare che la versione del Nazionale avrebbe potuto portare a un ritiro dell'iniziativa e lo sciaffusano Thomas Minder (ind.) ha ricordato che l'atteggiamento ondivago di Esecutivo e Parlamento su questo tema potrebbe invece favorire l'approvazione della stessa da parte del popolo.

La Camera dei cantoni era chiamata a discutere il tema per la seconda volta: la prima non era entrata in materia, ma questa volta ha dovuto farlo non solo perché lo ha fatto l'altro ramo del Legislativo, ma anche in considerazione della crescente sensibilità dell'opinione pubblica e dei rischi per la reputazione della Svizzera.