La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Nazionale venerdì ha accettato di aumentare a 65 anni l'età di pensionamento per le donne, ma con misure di compensazioni migliori rispetto a quanto previsto dal Consiglio federale. Il PS e l'Unione sindacale svizzera (USS), però, minacciano di lanciare un referendum contro la legge, sostenendo che si tratta di una riforma fatta "a spese delle donne".
La proposta sgraverebbe l'AVS di 10 miliardi di franchi sull'arco di un decennio, l'anno d'attesa in più per le donne previsto dalla riforma. Per attenuare l'impatto (o per "addolcire la pillola" in vista di una votazione popolare) in una prima fase sono previste misure di compensazione. Rispetto ai piani del Governo, la commissione del Consiglio nazionale propone un supplemento maggiore per le rendite più basse e riduzioni inferiori per coloro che vogliono andare in pre-pensionamento. Per questo il comunicato porta il titolo "una compensazione più generosa per le donne".
Malgrado ciò, i sindacati denunciano un "taglio" alle pensioni femminili, criticando il fatto che la generosità vada a beneficio solo di sei annate, e non di nove, quindi di meno donne. Ma l'opposizione è anche di fondo: non vogliono accettare un innalzamento dell'età pensionabile finché le donne ricevono rendite nettamente più basse degli uomini, soprattutto dal secondo pilastro, perché il lavoro a tempo parziale (o non retribuito a casa propria) impedisce di accumulare un capitale analogo agli uomini nella cassa pensione.
I dettagli verranno discussi ancora in Parlamento, e poi viene dato per scontato il referendum. Sarà la prima votazione di peso su questioni di genere dopo lo sciopero femminile del 2019.