In Svizzera lo scorso anno i rimpatri e le partenze di richiedenti l’asilo non ammessi nella Confederazione sono aumentati del 20% nel 2023. Particolarmente toccati sono i richiedenti provenienti dal Nordafrica, soprattutto algerini.
Lo rende noto la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) che giudica l’aumento rilevante. Si tratta di ritorni volontari o rimpatri forzati per chi non soddisfa i requisiti per ottenere l’asilo o un’ammissione temporanea nella Confederazione. Particolarmente colpite sono le persone provenienti da Paesi a bassa prospettiva di accettazione, come ad esempio l’Algeria, “dove l’anno scorso abbiamo rimpatriato 500 richiedenti, ma anche Turchia e Georgia sono Paesi con un alto tasso di domande respinte” spiega il portavoce della SEM Reto Kormann.
In maggioranza sono giovani uomini in fuga soprattutto per ragioni economiche, e per i quali una domanda d’asilo ha poche possibilità di essere accettata. Se l’aumento dei rimpatri è dovuto anche all’aumento delle richieste, pure la maggiore e migliore collaborazione con diversi Paesi ha giocato un ruolo: “Bisogna guadagnarsi la fiducia con un lavoro diplomatico che prende tempo – spiega ancora Kormann –. Dobbiamo mantenere dei contatti costanti con tutti gli Stati, ma anche elaborare accordi per migrazione e rimpatri in modo che le procedure siano messe nero su bianco. Cito ancora l’Algeria come esempio riuscito: per la prima volta è infatti stato possibile organizzare dei voli speciali di rimpatrio”.
Nonostante l’aumento delle persone tornate al proprio Paese, il numero di quelle in attesa di rimpatrio è però rimasto stabile nella Confederazione per via dell’aumento del 30% delle domande registrate lo scorso anno, quando la Svizzera ha inoltre trasferito in altri “Stati Dublino” un numero di richiedenti tre volte superiore a quello che doveva accettare, e questo nonostante il blocco sui ritorni da parte dell’Italia.
RG 12.30 del 13.02.2024 - Il servizio di Alessio Veronelli
RSI Info 13.02.2024, 12:26
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