Il Consiglio nazionale ha approvato lunedì, al termine di un lungo dibattito, la concessione all'Unione Europea di un secondo contributo di coesione: 1,3 miliardi di franchi diluiti su 10 anni.
Rispetto all'altro ramo del Parlamento, che dovrà riesaminare la questione, la Camera del popolo ha raddoppiato l'importo (da 190 a 380 milioni) destinato a quei paesi, come Grecia o Italia, alle prese con una forte pressione migratoria.
Le discussioni sono state sfruttate dai democentristi, le cui proposte di non entrata in materia sono state evidentemente tutte respinte, per denunciare l'accordo istituzionale con Bruxelles: alla maggioranza è stato rinfacciato di voler sottomettere la Svizzera al potere giudiziario comunitario, distruggendo così un modello di successo, e - colmo dei colmi - di concedere un ulteriore credito miliardario senza ottenere nulla in cambio. Proteste cadute nel vuoto, avendo prevalso l'idea che questo è un segno tangibile di solidarietà nei confronti delle nazioni dell'Est, destinato alla loro stabilizzazione e al loro sviluppo, sviluppo dal quale la Confederazione trae anche beneficio economico, leggasi accesso a mercati con milioni di consumatori.
A detta dei deputati, che si allineano così a quanto già deciso dai colleghi della Camera dei cantoni, affinché la somma venga concessa, i Ventotto non dovranno adottare misure discriminatorie nei confronti della Confederazione. Si tratta d'una versione più blanda rispetto a quella prevista dalla commissione preparatoria, che avrebbe voluto vincoli precisi.
ATS/dg