Lo scandalo della chat creata dal consigliere alla sicurezza nazionale americano Mike Waltz e in cui erano coinvolti il vicepresidente J.D. Vance, segretario di Stato Marco Rubio, il capo del Pentagono Pete Hegseth, il direttore dell’FBI John Ratcliffe e molti altri “alti papaveri” dell’amministrazione Trump, nella quale sono stati diffusi anche a un giornalista dati sensibili, militari e di intelligence, ha suscitato concreti timori anche da questa parte dell’Atlantico e, ovviamente, nella Confederazione. Ci si chiede infatti se potrebbe capitare che un tale caos – riguardante da vicino la sicurezza nazionale della prima potenza militare mondiale – può avvenire anche in Svizzera.
I colleghi di SRF hanno girato la domanda a Marc Ruef, responsabile della ricerca per la società di cybersicurezza SCIP, e pure ad alcuni politici elvetici impegnati proprio in quest’ambito – ovvero la consigliera nazionale Priska Seiler Graf e il suo collega nella Camera del Popolo Stefan Müller-Altermatt - entrambi membri della Delegazione delle commissioni della gestione (DELCDG), che monitora tutti i settori che riguardano la sicurezza dello Stato. Ciò include, ad esempio, i servizi segreti o gli affari segreti trattati dal Consiglio federale.
Priska Seiler Graf: “Abbiamo misure di sicurezza molto elevate”
Se secondo Ruef “tutto è possibile, anche invitare le persone sbagliate in un gruppo di chat”, per Priska Seiler Graf (PS/ZH) “abbiamo misure di sicurezza molto elevate che devono essere rispettate”. Tuttavia, c’è un grande fattore di incertezza, ovvero le persone. “Penso a tutte le fughe di notizie dal Consiglio federale”, sottolinea Seiler Graf.
Stefan Müller-Altermatt (Centro/SO), presidente della DELCDG, è d’accordo ma afferma: “Se ci si attiene anche soltanto in parte alle linee guida direi che questo no, non dovrebbe accadere” in Svizzera poiché Berna ha stabilito misure di sicurezza molto più severe rispetto agli Stati Uniti.
Se i componenti di alto profilo dell’amministrazione Trump (presidente USA escluso) hanno scelto una chat su una app, addirittura pubblica, con il rischio poi tramutatosi in realtà di coinvolgere un giornalista del tutto estraneo al gruppo, ci si può chiedere quali siano i canali di comunicazione del Consiglio federale.
A tale quesito, avanzato da SRF, la Cancelleria federale scrive che il governo impiega “mezzi di comunicazione adeguati a seconda della situazione e dell’argomento”, tra cui Threema Work. La messaggeria aziendale è autorizzata dal governo federale per le informazioni fino al livello di classificazione confidenziale.
Ogni consigliere federale ha un cellulare a prova d’intercettazione
Inoltre, ogni membro del Consiglio federale riceve anche un secondo telefono cellulare a prova di intercettazione. La Cancelleria federale non ha voluto fornire dettagli a ulteriori approfondimenti in merito, come per esempio quali siano le sue caratteristiche e se i “ministri” comunichino tramite questo secondo cellulare solo quando si tratta di affari del Consiglio federale.
Quest’ultimo, come già accennato, deve rispettare severe normative di sicurezza per quanto concerne la comunicazione. In primo luogo, i consiglieri federali non possono portare i loro telefoni cellulari nell’aula del Consiglio federale durante le sedute. Inoltre, la Cancelleria federale rimarca che un requisito importante nello scambio di informazioni nella comunicazione digitale a livello di classificazione confidenziale è la chiara identificazione degli interlocutori.
Sfruttando “Threema Work”, per esempio, ciò può essere garantito attraverso la verifica del codice QR personale. Anche in questo caso, e per ovvi motivi di sicurezza, la Cancelleria federale non divulga altri particolari, compresi i vincoli che i consiglieri federali devono rispettare quando utilizzano i loro smartphone privati.
Situazioni delicate si sono comunque già avute anche in Svizzera
Ma proprio Priska Seiler Graf ricorda che il Consiglio federale non è sempre stato attento alla sicurezza delle comunicazioni, alludendo forse a un caso del 2020 che ha fatto scalpore: dopo un anno da consigliera federale, Viola Amherd ha ammesso in una conversazione informale durante un programma della SRF che usava ancora il suo telefonino privato e non il secondo cellulare sicuro che le era stato assegnato da quando era in carica. La consigliera nazionale Seiler Graf ha garantito che ora non è più così, poiché negli ultimi anni c’è stato uno “scossone”.
L’esponente zurighese del gruppo socialista al Nazionale precisa poi che nel caso della DELCDG tutto dipende dal livello di riservatezza. Fino al livello “confidenziale” si applica quanto segue: e-mail sicure (doppia autenticazione, con chiavetta esterna), solo posta raccomandata. Dal livello “segreto” in avanti i documenti stampati corrispondenti non escono da una sala riunioni a Berna particolarmente protetta.
Tuttavia, la deputata zurighese conferma che la compagine governativa usa ancora delle chat, come è il caso della già evocata piattaforma Threema. Tuttavia, tali conversazioni online riguardano solo e soltanto questioni amministrative, come la pianificazione delle riunioni.

USA: imbarazzo per la fuga di notizie
Telegiornale 25.03.2025, 20:00