Andare dal medico e sentirsi dire che un problema alla spalla, per esempio, è dovuto al proprio peso. Stiamo parlando di "grassofobia", un'attitudine discriminatoria nei confronti delle persone obese o in sovrappeso. E che si manifesta anche in studi medici e ospedali, con conseguenze che possono essere gravi.
Quando ogni sintomo viene ricondotto a una questione di peso, "il paziente viene costantemente ridotto alla sua condizione di obesità" spiega ai microfoni della RSI Dominique Durrer, medico e presidente dell'associazione Eurobesitas. "Il fatto - aggiunge - è che il medico pensa, erroneamente, che la persona che soffre di obesità ne sia anche responsabile: è semplicemente un ciccione che mangia troppo e che non si muove abbastanza. E questo è il tipico stereotipo che porta alla stigmatizzazione e alla 'grassofobia'".
La questione non è però così semplice. E lo dimostrano i più recenti studi scientifici, secondo cui le persone non sono responsabili del loro peso. "Se abbiamo un eccesso di peso troppo importante - spiega ancora Durrer - conviviamo con l'obesità. Ci sono fattori ormonali, neurologici, fisiologici e genetici che remano contro la perdita di peso. Quindi la persona non è responsabile della propria condizione".
La paura di tornare dal medico
Fatto sta - e anche questo lo dicono diversi studi - che "un medico passa molto meno tempo con un paziente obeso rispetto a un paziente normopeso. E lo stesso medico proporrà più difficilmente a un paziente obeso delle terapie preventive o dei trattamenti veramente efficaci". Una situazione, questa, che può portare a conseguenze gravi. "I pazienti che si sentono stigmatizzati o addirittura mal diagnosticati durante una visita non torneranno più dal medico. Hanno paura di rivivere la stessa situazione. Quando stanno troppo male vanno poi al pronto soccorso. La vita di queste persone viene chiaramente messa in pericolo". Si parla di casi di cancro e problemi cardiovascolari che vengono scoperti quando ormai è troppo tardi, sottolinea Durrer.
"Instaurare un clima di fiducia, senza pregiudizi"
Questo non significa comunque che i medici non abbiamo il diritto di parlare di peso con i propri pazienti. "Bisogna imparare a instaurare un clima accogliente, caloroso e che non si basi sul giudizio, sul pregiudizio e sulla critica alla persona" aggiunge l'esperta, sottolineando che anche il paziente "può sempre parlare del proprio peso, se lo preoccupa. Ma se il motivo della visita non è quello e il medico si concentra su quello, il tutto finirà sicuramente in un fallimento".
La situazione in Svizzera
Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Ufficio federale di statistica, che sono del 2017, in Svizzera il 31% degli adulti è in sovrappeso e l'11% è obeso. Cifre che, a dire degli esperti, sono in crescita. La tendenza va verso un aumento. Basti pensare che in 25 anni il tasso di obesità è raddoppiato.
Il corpo che torna a un peso iniziale errato
Ma come funziona l'obesità? "Oggi sappiamo che il tessuto adiposo è un organo autonomo e che nei pazienti obesi invia messaggi sbagliati che spingono il corpo a mantenere una situazione di obesità giudicata normale" spiega Chrysoula Papastathi, endocrinologa e diabetologa al Centro dell'obesità dell'Ospedale di Neuchâtel. "Se la persona obesa si muove quanto mi muovo io, brucia più delle calorie che brucio io, perché pesa di più. Non mangia per forza più di me, ma non perderà mai peso. Questo perché ci sono degli ormoni e dei meccanismi di resistenza che vanno a mantenere il perso di partenza".
Una persona obesa non si deve però rassegnare. Esistono medicinali che stanno dimostrando un'ottima efficacia e che permettono di perdere circa il 10% del peso. C'è poi la chirurgia bariatrica. Ma - come spiega Papastathi - questi "non sono rimedi miracolo e devono sempre essere intrapresi con un approccio multidisciplinare".