Svizzera

Seconda ondata, Svizzera impreparata

L’epidemiologo Marcel Tanner: "Troppo lenti nel tracciamento dei contatti"

  • 28 giugno 2021, 20:38
  • 20 novembre, 20:08
03:53

RG delle 18.30 del 28.06.21 - Il servizio di Gianluca Olgiati

RSI Info 28.06.2021, 20:21

  • Keystone
Di: RG/PSo 

Con l’avanzare della campagna vaccinale, il continuo calo dei contagi e l’arrivo dell’estate, il ritorno alla normalità sembra molto vicino. Un ritorno alle nostre abitudini raggiunto grazie a una politica orientata sì al controllo dei contagi e delle ospedalizzazioni, ma anche alla difesa della vita sociale. Una ponderazione costante di rischi e benefici che secondo l’epidemiologo basilese Marcel Tanner, presidente dell’accademia svizzera delle arti e delle scienze, ha pregi, difetti, ma soprattutto una connotazione tipicamente elvetica.

Nel confronto internazionale la Svizzera ha ottenuto ottimi risultati per quanto riguarda l’economia e le libertà individuali. La Confederazione si è concessa uno dei pacchetti congiunturali più consistenti d'Europa, 60 miliardi di franchi, stanziati in modo rapido e semplice. E così mentre gli altri paesi sono sprofondati in recessione, in Svizzera malgrado questa crisi ci si attende addirittura una leggera crescita del prodotto interno lordo.

Merito anche di restrizioni alle libertà individuali che pur dolorose e criticate, sono state tra le meno invasive d'Europa, basti pensare al confinamento duro in Italia o Germania, al coprifuoco in Francia. Stando a uno studio dell’Università di Oxford, la Svizzera è stata il paese con meno restrizioni d’Europa.

Una scelta che ha però pesato sui decessi. Da inizio pandemia, le persone che hanno perso la vita a causa del Sars-Cov-2 sono state 10'300, cifra che nel 2020 si è tradotta con un 12% in più dei morti rispetto alla media degli anni precedenti. Un dato migliore rispetto a Spagna e Italia, ma che in Germania o Svezia è stato della metà.

Uno scenario che secondo Marcel Tanner si è aggravato soprattutto con l’arrivo della seconda ondata. All’epoca l’epidemiologo faceva parte della task force Covid-19 della Confederazione.

"Avevamo visto arrivare la seconda ondata – spiega Tanner -. Io ero uno di quelli che dicevano: è possibile evitarla se riusciamo a identificare presto dove avvengono i contagi, dove scoppiano i focolai, così che come i pompieri potessimo spegnere i piccoli incendi senza aspettare che bruci tutta la città. Ma non ha funzionato, soprattutto a causa della lentezza del tracciamento dei contatti."

Per quanto riguarda invece la strategia di test, centrale nella lotta alla pandemia, la Svizzera figura tra i paesi europei che hanno fatto meno test, in merito alla campagna vaccinale nel confronto europeo la Confederazione si posiziona a metà classifica.

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