Svizzera

"Secondo lockdown da evitare"

Il capo della task force Matthias Egger si dice preoccupato dall’aumento dei contagi in Svizzera - Il direttore dell'UFSP:"tendenza inquietante"

  • 27 giugno 2020, 15:24
  • 22 novembre, 19:04
02:10

La Svizzera si prepara a una seconda ondata

Telegiornale 27.06.2020, 14:30

Di: Mattia Pacella/Diem 

I nuovi contagi negli scorsi giorni sono tornati ad aumentare in Svizzera. La crescita della curva evidenziata dai dati a partire soprattutto dal 22 giugno, almeno per il momento, però non si riflette sul numero dei ricoveri. Per l’Ufficio federale della sanità pubblica, i nuovi infettati sono soprattutto giovani sui 30 anni e attivi professionalmente. Meno le persone più vulnerabili. Per il presidente della Swiss Covid 19 Science Task Force Matthias Egger, intevistato dalla RSI, è presto però per capire se si tratta di una seconda ondata. "I dati indicano chiaramente che oggi il cosiddetto R0 ha superato l’uno (il limite di guardia ndr). Statisticamente abbiamo la certezza. Tuttavia, oggi questo tasso d’infettività riflette i contagi di 10 giorni fa. È difficile quindi da interpretare se siamo all’inizio di una seconda ondata. Va detto che anche ad inizio marzo si avevano i casi d'importazione che erano iniziati tra i giovani, ma poi il coronavirus si è diffuso sempre più nelle fasce più anziane".

Svizzera:  contagi e decessi quotidiani dal 1. giugno
  • RSINews/UFSP

Per capire in che direzione l’epidemia sta evolvendo in Svizzera ci vorranno pertanto 1/2 settimane. E a quel punto si saprà se il paese dovrà affrontare una nuova ondata. Ma siamo pronti? "Per me un secondo lockdown è da evitare - afferma Matthias Egger -. Questo con una strategia ben precisa: molti tamponi, il contact tracing, quarantene e isolamento. Ma anche mascherine quando necessario. Solo così possiamo evitare la chiusura totale una seconda volta.

Alcuni giorni fa il presidente della Swiss Covid 19 Science Task Force si era detto preoccupato per la riapertura voluta dal Consiglio federale. E oggi lo ribadisce a maggior ragione sulla base dei dati degli ultimi giorni. "Sono preoccupato. Perché l’aumento dei casi oggi non è il riflesso della riapertura delle attività del 21 giugno, semmai di quella del 6 e del 15 giugno (con le frontiere). Dunque, l’effetto di quest’ultima normalizzazione dovremo vederlo tra dieci giorni. C’è dunque preoccupazione che i contagi possano accelerare. Spero di no. Ma bisogna essere vigili".

"Tendenza inquietante"

Una tesi condivisa dal direttore dell'Ufficio federale della sanità pubblica Pascal Strupler che alla luce dei 69 nuovi casi annunciati sabato, in un tweet, definisce "inquietante" la tendenza, ricordando quanto sia urgente rispettare le misure di igiene e distanziamento nonostante l'allentamento delle misure. "Tutto il resto è un lasciapassare per il virus!".

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