Un addentellato elvetico della maxi-inchiesta brasiliana Lava Jato, che in questi giorni è tornata a far scaldare il Brasile, si è sbloccato martedì. È il caso di 49 milioni di dollari congelati nelle banche elvetiche da oltre 2 anni a un avvocato venezuelano esperto di contrattazioni. L’uomo lavorava per la ditta di costruzioni Odebrecht nel consorzio OIV, in cui collabora anche l’italiana Impregilo. Proprio la Odebrecht è stata più volte implicata nell’inchiesta Lava Jato.
I conti a lui intestati sarebbero stati aperti tra il luglio 2008 e il marzo 2016 e secondo il Ministero Pubblico della Confederazione (MPC) qui venivano versati i soldi delle tangenti. Una sorta di cassa nera dell’impresa, scrive la procura svizzera nell’informativa inviata nel novembre 2017 alle autorità brasiliane e venezuelane e che la RSI ha potuto visionare.
Secondo la stampa sudamericana i beneficiari ultimi di questi conti sarebbero personaggi vicini al governo venezuelano tra cui anche l’ex presidente Hugo Chavez, morto nel 2013.
Questi soldi, secondo il MPC, sarebbero stati illecitamente lucrati su alcuni lavori di grandi opere realizzate nel paese sudamericano. Come ad esempio il mastodontico progetto idroelettrico della diga di Tocoma o di alcune linee della metro di Caracas.
Il Tribunale penale federale, in una sentenza pubblicata martedì, ha dato ragione all’avvocato difensore stabilendo l’accesso completo ai documenti dell’inchiesta. Da noi contattato Pierluigi Pasi ha commentato: "Il mio cliente ha finalmente potuto visionare gli atti del procedimento penale elvetico. Finora non ha potuto farlo in Brasile, che gli ha negato il diritto. Lui ha fiducia nel sistema e nei giudici svizzeri".