Obbligare i Cantoni a introdurre il voto elettronico entro il 2019 è politicamente e tecnicamente irrealistico. Con questa motivazione, il Consiglio degli Stati ha respinto lunedì per 22 voti a 18 una mozione del ticinese Filippo Lombardi (PPD/TI), scandalizzato per i ritardi accumulati in quest’ambito che, di fatto, impediscono a molti svizzeri all'estero di esercitare i propri diritti politici.
Stando a diversi oratori ostili alla mozione, l'esercizio dei diritti politici è un ambito riservato ai Cantoni; un obbligo da parte della Confederazione sarebbe contrario al federalismo. Nel suo intervento il Cancelliere della Confederazione Walter Thurnherr ha accennato alle difficoltà politiche d'un simile obbligo; diversi Cantoni, tra cui il Ticino, dovrebbero dotarsi delle basi legali per poter offrire il voto elettronico.
Prima ancora, qualora la mozione venisse accolta dal Parlamento, la Confederazione sarebbe obbligata a modificare la legge sui diritti politici, un processo che può durare 2 o 3 anni nel migliore dei casi. Insomma, pensare di poter introdurre il voto elettronico in tutti i Cantoni per le elezioni federali del 2019 sarebbe non solo precipitoso, ma irrealistico.
ATS/EnCa