Un nuovo progetto dell’Ufficio federale dell’energia prevede di ridurre drasticamente i canoni per i diritti d’acqua versati dalle centrali idroelettriche ai cantoni che, in taluni casi, li riversano poi ai comuni e a altri enti. Lo scrive la NZZ am Sonntag. Attualmente le casse pubbliche, soprattutto nella regione alpina, ricavano anche milioni di franchi all'anno dal tributo più importante in materia di utilizzazione delle forze idriche in Svizzera. Per Ticino, Grigioni, Obvaldo, Uri e Vallese si tratta di un totale di circa 270 milioni.
Il settimanale zurighese precisa che il nuovo modello si rivelerebbe più flessibile rispetto a quello attuale, con una tariffa di base e una variabile in funzione del prezzo di mercato dell’elettricità. La prima, stando a quanto riferiscono svariate fonti, sarebbe compreso tra 50 e 60 franchi per ogni kilowatt di potenza delle centrali, mentre adesso, per lo sfruttamento della propria forza idrica, i cantoni ne incassano 110 franchi dai produttori.
Questi ultimi si battono ormai da svariati anni per far scendere questo prezzo a 41 franchi per kilowatt. Il nuovo progetto sui canoni per i diritti d’acqua non entrerebbe in vigore prima del 2020.
EnCa