La ripresa c'è e si vede, nell'industria svizzera delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (MEM): gli ordinativi sono in forte crescita e dovrebbero presto raggiungere i livelli pre-crisi. Non mancano però i rischi e le sfide politiche, anche sul fronte interno.
Nel primo semestre le nuove commesse sono salite del 25% rispetto allo stesso periodo del 2020, secondo quanto ha indicato l'associazione di categoria Swissmem. Il fatturato è salito del 9%, raggiungendo un valore solo di poco inferiore a quello antecedente la pandemia. Ancora più marcati sono stati i balzi del solo secondo trimestre (rispettivamente +51% e +20%), su cui influisce peraltro l'effetto base dei debolissimi corrispondenti mesi dell'anno scorso, nel pieno del periodo di confinamento.
La ripresa sta avendo anche un impatto sull'utilizzo della capacità produttiva delle aziende, salita al 86% nel secondo trimestre. Non sono invece ancora disponibili dati semestrali relativi all'occupazione: Swissmem presume però che, grazie allo sviluppo positivo degli affari, il numero di dipendenti aumenterà nei prossimi mesi.
Esportazioni in aumento su tutti i mercati
Nella prima parte dell'anno le esportazioni hanno raggiunto 33 miliardi di franchi, in crescita (su base annua) del 16%. In aumento sono risultati tutti i principali mercati, dall'UE (+21%) all'Asia (+8%), passando attraverso gli Stati Uniti (+12%).
Dopo il crollo dell'attività dovuto alla pandemia per la maggior parte delle aziende MEM la situazione è migliorata notevolmente: quasi il 90% delle imprese valuta l'attuale situazione commerciale da soddisfacente a buona. "L'elevato numero di commesse indica che nel corso della seconda metà dell'anno le vendite supereranno significativamente i livelli precrisi ", afferma il direttore di Swissmem Stefan Brupbacher, citato in un comunicato. "Dopo un 2019 difficile e il pessimo anno scorso questa ripresa è assolutamente necessaria per recuperare le perdite del passato e per generare fondi per l'innovazione e la digitalizzazione".
Per i prossimi dodici mesi, il 53% degli imprenditori si aspetta un aumento delle commesse provenienti dall'estero; solo l'11% prevede un calo degli ordini. Brupbacher segnala tuttavia alcuni rischi: "Nonostante tutto l'ottimismo, non dobbiamo dimenticare che, dopo il fallimento dell'accordo quadro, i rapporti con l'UE si sono deteriorati notevolmente". Swissmem è anche preoccupata per l'ulteriore intensificazione del conflitto commerciale tra Cina e Stati Uniti, nonché per la crescita del cosiddetto Cina-bashing - cioè la critica aspra e immotivata al paese con partito unico - che è a suo avviso in atto in Svizzera.
Una politica climatica ponderata
Sempre stando all'organizzazione padronale, dopo la bocciatura della Legge sul CO2 la Svizzera ha bisogno rapidamente di una politica climatica orientata verso ciò che è politicamente fattibile. "Il Parlamento deve approvare in autunno una legislazione transitoria che prosegua con il sistema degli accordi sugli obiettivi", afferma il presidente di Swissmem Martin Hirzel. L'associazione si impegnerà inoltre per una nuova edizione della normativa sulle emissioni, a patto che sia snella, efficace e realistica. La tassa sul CO2 di 120 franchi per tonnellata a partire dal 2022 è una delle più elevate al mondo e non va aumentata.
Strettamente collegata alla politica sul clima è la sfida di assicurare una fornitura di energia elettrica ininterrotta in ogni momento. Secondo l'organizzazione nazionale è necessario un impegno politico a favore delle centrali nucleari esistenti, che permetta agli operatori di mantenere i loro impianti in rete almeno per 60 anni. Per Swissmem, mettere le energie rinnovabili e l'energia atomica l'una contro l'altra sarebbe sbagliato: per una completa decarbonizzazione dell'economia e della società servono tutte le tecnologie neutrali per il clima.