Asili nido, previdenza sociale, turismo, strade, formazione, cultura, cooperazione internazionale, stampa (aiuti dimezzati a 25 milioni e rinuncia al contributo di 19 milioni all’offerta della SSR destinata all’estero), risanamento energetico degli edifici, sport, amministrazione: tutti dovranno risparmiare, tranne l’esercito, nelle intenzioni del Consiglio federale che venerdì ha presentato i suoi piani per sgravare i conti nella misura di 3–3,5 miliardi di franchi dal 2027 e di 4–4,5 miliardi annui dal 2030.
Le decisioni si basano sul rapporto presentato a inizio settembre dal gruppo di lavoro presieduto da Serge Gaillard. La necessità di risparmiare deriva da conti destinati a finire in rosso nei prossimi anni, per effetto dell’aumento della spesa militare (ulteriormente accelerata dal Parlamento giovedì) e di quella per le pensioni. Si interverrà anche sulle entrate, aumentando la tassazione dei prelievi del secondo e terzo pilastro in modo che non siano più fiscalmente vantaggiosi rispetto alle prestazioni di rendita.
Sul fronte delle uscite, tra le 60 proposte degli esperti che sono state tenute in considerazione (11 altre sono state scartate) c’è quella di far sì che il contributo della Confederazione all’AVS corrisponda in futuro a una percentuale dell’IVA, in modo da evitare che il costante aumento delle uscite dovuto all’invecchiamento della popolazione pesi ulteriormente sul bilancio federale. A lungo termine, lo sgravio potrebbe ammontare fino a 600 milioni. Questa misura non ha ripercussioni né sull’importo delle rendite versate né sulla 13esima rendita AVS decisa dal popolo.
La rinuncia a finanziare la custodia di bambini - per la quale il Consiglio nazionale ha già accettato un onere annuo di oltre 800 milioni - viene giustificata con il fatto che la competenza in questo ambito è dei Cantoni. Cantoni ai quali il Governo evita tuttavia altri tagli ai sussidi che avrebbero potuto toccare i 275 milioni nel 2030. Nel complesso, si legge in una nota, ci rimetteranno quindi meno di 200 milioni nel 2027 (recuperandone 60 con le nuove entrate fiscali).
L’amministrazione federale dovrà stringere la cinghia per 300 milioni dal 2028, per il 60% tagliando sul personale.
I cantoni dicono “no”
I cantoni respingono qualsiasi trasferimento di oneri e intendono prendere in esame con attenzione le misure presentate oggi dal Consiglio federale.
È la posizione espressa dalla Conferenza dei governi cantonali (CdC) che, se da un lato riconosce che il Governo ha tenuto conto di alcune richieste avanzate dai Cantoni, dall’altro sostiene che nel progetto di risparmi sussistano “diverse misure inadeguate”. Esso va quindi modificato.
La CdC sottolinea che i cantoni, in vari settori con finanziamenti congiunti, sono vincolati a livelli specifici di prestazioni. Non sono quindi in grado di ridimensionare i loro budget nella stessa misura della Confederazione e debbono anche coprire i disavanzi di finanziamento a breve termine.
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Notiziario 20.09.2024, 14:00
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