La Svizzera ha ripreso martedì un nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro Mosca, sanzioni che hanno l’obiettivo di indebolire l’apparato bellico russo. Intanto un’inchiesta condotta dai giornalisti di SRF dimostra che la Russia costruisce i suoi missili, carri armati e fucili utilizzando anche tecnologie di precisione occidentali, tra cui macchinari provenienti proprio dalla Svizzera. Nonostante le sanzioni, dunque, una parte di questa tecnologia finisce nelle fabbriche di armi russe.
I giornalisti di SRF hanno mostrato video russi di propaganda inediti di un’azienda dove si produce il fucile più famoso del mondo, il Kalashnikov. Nella fabbrica d’armi si vedono anche delle macchine prodotte dal gruppo di Sciaffusa, Georg Fischer. Ci sono almeno 5 macchine nel capannone per la produzione di questi fucili. Secondo Georg Fischer, queste macchine erano state esportate prima del 2018, quindi prima della guerra contro l’Ucraina. Così scrive il produttore: “Non sono state violate sanzioni o altre norme sul controllo delle esportazioni”. Tuttavia, le macchine ora sono al servizio dell’azienda dove si producono i Kalashnikov.
I giornalisti di SRF, oltre ai video, hanno potuto anche analizzare i dati delle dogane russe. “Quello che abbiamo notato in questa inchiesta - hanno riferito - è che ci sono ancora macchine utensili di Georg Fischer che finiscono in Russia malgrado le sanzioni”. E nei dati si trovano anche altre macchine di produttori svizzeri, oltre 100 dall’inizio della guerra. Queste sono arrivate in Russia attraverso Paesi terzi, soprattutto attraverso la Turchia. L’esempio presentato da SRF, guardando i dati doganali, riguarda il produttore Tornos che ha consegnato, appunto, due apparecchiature in Turchia. Poco dopo, il compratore turco ha consegnato due macchine identiche a un fornitore dell’industria bellica russa.
Così scrive il produttore giurassiano: “Tornos rispetta le leggi in vigore e le linee guida. Rifiutiamo categoricamente qualsiasi uso improprio dei nostri prodotti”. Anche le altre aziende reagiscono allo stesso modo, sempre in forma scritta.
A parlare è invece l’associazione di categoria Swissmem con il direttore Stefan Brupbacher. “Nonostante tutti i controlli della SECO, ha spiegato il responsabile di Swissmem, nonostante tutte le misure precauzionali applicate dalle ditte interessate, è in effetti possibile che in singoli casi, se un compratore all’estero ha molta energia criminale, riesca a superare le misure di sicurezza ma potete essere certi che ogni azienda colpita se ne rammarica. E anche noi, come associazione, lo deploriamo”.
Insomma, le sanzioni impediscono le forniture dirette ma la Russia trova scappatoie per la sua industria bellica.