Vi sono segnali, non eclatanti ma degni di considerazione, che indicano quanto serio sia il pericolo della tratta di esseri umani che fuggono dal conflitto in Ucraina. Monica Marcionetti, operatrice sociale di "May Day", l'Antenna legata a Soccorso operaio Ticino che si occupa di consulenza e accompagnamento delle persone immigrate e che insieme con altre tre ONG ha lanciato la piattaforma svizzera contro la tratta di esseri umani, racconta quanto si sta facendo.
"Quello che abbiamo potuto osservare - ha riferito alla Rsi - che abbiamo colto fin dall'inizio, è un diverso atteggiamento delle autorità che per la prima volta sono state allertate e che hanno fatto delle azioni concrete: Penso ad esempio alla campagna della Segreteria di Stato della migrazione per cercare di informare preventivamente le persone che arrivano in Svizzera, che fuggono dall'Ucraina, di tutti i rischi che ci possono esserci durante il tragitto proprio di fuga e anche una volta arrivati sul territorio svizzero. Ovviamente per noi il fenomeno della tratta, cioè i rischi che corrono le donne, ma non solo le donne, che fuggono dal loro paese in cerca di protezione di una vita migliore, per noi non è una novità. Conosciamo il fenomeno, conosciamo questi casi di persone che cadono vittime della tratta di esseri umani ma quello che è un po' nuovo è l'allarme ed una seria preoccupazione delle autorità che hanno agito".
La polizia tedesca ha installato pannelli alle stazioni per informare le donne in arrivo dall'Ucraina dei pericoli
Marcionetti precisa che queste persone possano cadere vittime di sfruttatori, che vi è veramente il rischio che incontrino nel cammino persone che propongono un aiuto ma non è ben chiaro neanche all'arrivo in Svizzera quale sarebbe l'aiuto che loro effettivamente mettono in campo, quale l'aiuto che è possibile definire "dovuto o garantito dalle autorità".
"Prendiamo ad esempio il permesso S che viene concesso a queste persone che arrivano in Svizzera fuggendo dall'Ucraina. Uno sfruttatore potrebbe far pensare ad una vittima che questo permesso glielo ha fatto ottenere grazie al suo intervento e per questo potrebbe far sentire in debito una persona che poi deve ripagare e sappiamo che la moneta molto spesso è il lavoro o anche le prestazioni sessuali. Quindi bisogna essere molto chiari su quelle che sono le condizioni di accoglienza con campagne di informazione fin dall'inizio, se possibile, alla partenza". Come detto, i numeri delle persone in fuga sono molto alti e questo complica le azioni informative e spiega anche l'allarme che c'è stato tra le autorità.
Le ONG spingono perchè vi siano informazioni corrette per aiutare chi lascia l'Ucraina
"Ci sono dei segnali - conclude l'operatrice di May Day - ci sono state delle situazioni segnalate. Nulla di eclatante per quanto ci riguarda, ma siamo solo all'inizio e pensiamo anche che tutte le persone che attualmente sono fuggite verso altri paesi limitrofi confinanti con l'Ucraina potrebbero arrivare tra poco tempo, magari proprio aiutate da quelle persone che, faccio un esempio, in Romania piuttosto che in Polonia o in altri paesi, si offrono di aiutarli ad arrivare in Svizzera e per questo chiederanno poi una controparte. Quindi ci aspettiamo che il flusso delle persone più vulnerabili arriverà un po' più tardi".