La Svizzera è un paese chiave per quanto riguarda i processi di raffinazione dell'oro: nel 2017 ne sono state importate circa 2'404 tonnellate (per un valore complessivo di 69,6 miliardi di franchi) e ne sono state esportate 1'684. Ma il commercio di questo metallo prezioso nasconde spesso attività produttive che violano i diritti umani.
È quanto emerge in un rapporto approvato mercoledì dal Consiglio federale, in risposta a un postulato parlamentare. I paesi di provenienza sono una novantina, e vanno dal Regno Unito agli Emirati Arabi Uniti, ma anche Stati dove le condizioni di estrazione sono state a più riprese al centro delle critiche delle ONG: Burkina Faso, Ghana, Mali.
Il Consiglio federale ricorda che appoggia gli sforzi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per aiutare le società che acquistano oro a non alimentare i conflitti armati generati dalle loro attività.
Nel 2013 è stata lanciata un'iniziativa per creare filiere dell'oro estratto da miniere artigianali che rispettano gli standard volontari di sostenibilità, la Better Gold Initiative (BGI). Ciò ha permesso di estrarre e commercializzare, dal 2013 al 2017, circa 2,5 tonnellate di oro prodotto in maniera responsabile, fa notare l'Esecutivo.