Il coinvolgimento personale e dell'intera generazione è la molla che più spinge i ragazzi a recarsi alle urne.
A frenarli è invece soprattutto la complessità del linguaggio istituzionale, unita a una certa sfiducia nei confronti del processo politico e della sua incisività; altri deterrenti, anche se in minor misura, sono la supposta inefficacia delle votazioni e il presunto mancato rispetto della volontà popolare.
E' quanto emerge dal sondaggio realizzato per conto della Federazione dei Parlamenti dei giovani e che ha visto coinvolti rappresentanti della fascia d'età compresa tra i 15 e i 25 anni. Ne risulta pure che solo uno su tre, tra chi può farlo, esercita il suo diritto di esprimersi.
ATS/dg