Il vicepresidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Jean Pierre Danthine ieri, lunedì, ha inviato una lettera ai colleghi della Radiotelevisione romanda per spiegare perché la scorsa settimana ha difeso il tasso di cambio minimo franco-euro quando sapeva che sarebbe stato abolito di lì a tre giorni: “È una misura di politica monetaria straordinaria che dura da tre anni, siamo convinti che la soglia minima debba restare il pilastro della nostra politica” aveva detto.
“Comprendo la vostra sorpresa – si legge nel comunicato inviato alla RTS – ma voi dovete capirmi: non potevo fare diversamente, non un’esitazione doveva trasparire dalle mie parole, altrimenti il mercato avrebbe preso la decisione al posto della BNS”. “Avevamo ribadito a più riprese che la misura sarebbe stata abolita a sorpresa – scrive ancora Danthine – ma evidentemente gli attori economici non ci hanno ascoltato”.
Le banche centrali devono mantenere il più stretto riserbo su ciò che concerne le decisioni sui tassi di cambio: un minimo segno premonitore e i mercati vengono sconvolti. Proprio per questo la notizia era arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso giovedì.
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