Svizzera

Vaiolo delle scimmie, in Svizzera rischio molto basso

L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’emergenza internazionale a causa di una nuova variante, ma da noi dal 2022 soltanto casi sporadici - Nessuna nuova misura

  • 15 agosto, 13:34
  • 15 agosto, 22:06
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RG 12.30 del 15.08.2024 Il servizio di Anna Valenti

RSI Info 15.08.2024, 13:27

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Di: ATS/pon 

L’aumento dei casi di mpox o vaiolo delle scimmie dovuto alla diffusione di una nuova variante ha indotto mercoledì l’Organizzazione mondiale della sanità a decretare lo stato di emergenza sanitaria internazionale, ma il problema riguarda in particolare Paesi africani e in Svizzera il pericolo di contagio rimane molto basso, ha spiegato oggi - giovedì - l’Ufficio federale della sanità pubblica.

Le persone a rischio sono statisticamente soprattutto uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e persone trans che cambiano spesso il proprio partner. Dopo che nell’estate del 2022 vi era stato un aumento delle infezioni, dall’autunno del medesimo anno solo sporadicamente vengono registrati dei casi nella Confederazione. L’ultimo annuncio secondo l’OMS risale a febbraio.

La situazione di emergenza non comporterà quindi da noi alcun provvedimento particolare. Più che altro l’OMS avverte le autorità della necessità di prepararsi a un eventuale incremento dei contagi come era accaduto due anni fa. Non ci saranno quindi raccomandazioni di vaccinazione, anche se la Svizzera dispone di scorte sufficienti del prodotto immunizzante. Peraltro, da noi la maggior parte delle persone che ne hanno necessità se lo sono già fatto somministrare.

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L'UFSP sul vaiolo delle scimmie

Telegiornale 15.08.2024, 20:00

La variante Ib - particolarmente virulenta - che sta destando la preoccupazione dell’OMS si diffonde in particolare attraverso i contatti sessuali, ma sono toccati anche bambini piccoli. È fra questi che si contano la maggioranza dei circa 500 decessi (su 14’000 casi) segnalati in Repubblica Democratica del Congo, secondo l’esperto nigeriano Dimie Ogoina, che opera per conto della stessa Organizzazione mondiale della sanità. I numeri citati sono probabilmente solo la punta dell’iceberg, vista la difficoltà nel condurre i test e dato che molti dei malati non hanno accesso a un medico. Casi sono stati accertati anche in Uganda, Kenya, Ruanda e Burundi. Nei Paesi toccati c’è una forte scarsità del vaccino.

La trasmissione del virus, spiega l’UFSP sulla sua pagina, avviene soprattutto per contatto diretto con la cute e le mucose, le secrezioni delle vie respiratorie, i fluidi corporei e, nelle donne incinte, attraverso la placenta. La malattia si manifesta dopo 5-21 giorni con un’eruzione cutanea. Vescicole e pustole possono causare dolore e prurito. Si possono inoltre constatare sintomi influenzali e disturbi nelle zone genitali e anale. La gravità del decorso è variabile, i casi più seri concernono di solito immunodepressi, neonati, bimbi e donne in gravidanza. Una vaccinazione esiste, in particolare con il prodotto Jynneos della Bavarian Nordic che serve anche contro il vaiolo umano. Esso viene somministrato solo a persone giudicate a rischio dopo una valutazione da parte di professionisti della salute. Chi desidera vaccinarsi deve quindi contattare un medico specializzato.

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