La Svizzera nel novembre del 2014 ha autorizzato l’esportazione verso la Siria di isopropanolo, un possibile precursore chiave del gas Sarin, sottoposto alle sanzioni dell'Unione Europea dal luglio 2013. Lo ha rivelato un'inchiesta della RTS sottolineando che lo stock di questo prodotto detenuto dallo Stato siriano era stato distrutto sei mesi prima, nell'ambito dell'accordo sull'eliminazione delle armi chimiche. La distruzione dello stock della sostanza (meglio nota come alcool isopropilico e come tale presente in detergenti, disinfettanti, cosmetici, solventi) era stata annunciata dall’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche (OIAC).
"L'isopropanolo è di uso comune e non è vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche, ma può essere usato per produrre gas Sarin", ha spiegato martedì l'OIAC a RTS. "Dichiarato dalla Siria come facente parte del suo programma di armi chimiche, era quindi stato distrutto", afferma l'organizzazione. Tuttavia, meno di 6 mesi dopo, un'azienda svizzera è stata in grado di esportare 5 tonnellate di isopropanolo nel paese devastato dalla guerra civile, e questo senza l’opposizione di Berna.
Sanzionato dall'UE, convalidato dalla Confederazione
Il prodotto è stato posto sugli elenchi delle sanzioni europee a luglio 2013. Ma la Confederazione, che è solita allinearsi alle misure dell'UE, non l'ha incluso nel suo catalogo di prodotti vietati. La Segreteria di Stato dell'economia (SECO), riferisce RTS, sostiene che "la Svizzera ha totalmente adottato le sanzioni europee contro la Siria" ma che “in alcuni casi le misure sono regolate in modo diverso, ad esempio attraverso la legge sul controllo dei beni".
"Questi prodotti non richiedevano un obbligo di autorizzazione in Svizzera all’epoca dei fatti", spiega la SECO, la quale non si è opposta all'esportazione perché, a suo dire, nel 2014 non ci sono state indicazioni secondo cui queste consegne avrebbero potuto essere utilizzate in un programma di armamenti.
Vendita non più possibile nel 2018
Una tale vendita potrebbe ancora essere convalidata oggi? “Probabilmente verrebbe bloccata", afferma la Segreteria di Stato. Di recente è stato evocato il suo possibile utilizzo nei presunti attacchi chimici. Eppure è dall'estate 2013 che la comunità internazionale (Francia e Stati Uniti in testa) denunciano attacchi di gas Sarin attribuiti al Governo siriano.
Le sanzioni europee adottate si sono concentrate in particolare sull’isopropanolo, che a differenza di altre sostanze non potrebbe nemmeno essere venduto confezionato per la vendita al dettaglio. In una nota declassificata dei servizi segreti francesi, se ne segnalava inoltre l'uso nel programma chimico siriano.
Sarin a base di isopropanolo utilizzato in attacchi mortali
Se esistono molteplici usi civili di isopropanolo, il suo impiego per la produzione di armi chimiche utilizzate durante il conflitto siriano è stato dimostrato. Secondo un'analisi condotta da esperti del Governo francese, a partire dall’isopropanolo fu sintetizzato anche il gas Sarin rilasciato nell'aprile 2017 durante l’attacco alla città di Khan Cheikhoun nel quale morirono quasi 100 persone.
"Nessun legame con il regime"
La SECO ha dichiarato che il cliente dell'azienda svizzera è una società farmaceutica privata siriana di cui "non vi è alcuna indicazione su legami con il regime siriano, né all'epoca dei fatti né oggi".
Nella Siria di Bashar al Assad, ottenere una garanzia di indipendenza dal regime sembra tuttavia essere difficile. "Data la struttura clientelare dell'economia del paese, le reti commerciali siriane sono strettamente collegate al potere", sottolinea citato da RTS Joseph Daher, svizzero di origine siriana e professor presso l'Università di Losanna. "Il proprietario di un'azienda farmaceutica non è di fatto direttamente correlato al regime, ma il Governo controlla le fonti principali di approvvigionamento del paese, direttamente o tramite uomini d'affari collegato ad esso", spiega Daher.
Inchiesta in Belgio
Le statistiche commerciali delle Nazioni Unite indicano che la Svizzera è l'unico paese europeo, assieme al Belgio, ad aver esportato questo prodotto in Siria dopo la presunta distruzione del suo arsenale chimico. Altri principali fornitori sono il Libano, gli Emirati Arabi Uniti e la Corea del Sud.
In Belgio è stata aperta un’inchiesta a seguito di queste esportazioni, ha rivelato il periodico Knack la settimana scorsa. Tre aziende a metà maggio saranno chiamate a presentarsi di fronte al Tribunale correzionale di Anversa.
Red.MM