Il parlamento cittadino di Zurigo ha approvato ieri (mercoledì) in tarda serata l'introduzione di un salario minimo di 23 franchi e 90 all'ora. È la prima città a compiere questo passo, dopo che lo avevano fatto alcuni cantoni, tra cui Ginevra, Neuchâtel, Basilea e Ticino.
Circa 17’000 persone a Zurigo approfitterebbero di un salario minimo che sfiora i 24 franchi. Sono soprattutto donne attive nei settori della ristorazione e della pulizia e del commercio al dettaglio. Una piccola fetta della forza lavoro in città, ma per la quale la maggioranza di sinistra in Parlamento e municipio ha voluto dare un sostegno. Un'idea che ha trovato appoggio anche al centro.
“Perché ci aiuta a preservare la gente dall'aiuto sociale e a preservarne i loro bambini”, ha detto ad esempio Joseph Widler dell'Alleanza del Centro.
Il referendum annunciato e la questione CCL a Berna
Hanno invece votato contro i Verdi liberali, PLR e UDC, per i quali si tratta di un'ingerenza statale in un mercato del lavoro che funziona bene. Per il fronte borghese la misura rischia di essere controproducente “perché rende più costosi certi posti di lavoro, col rischio che vengano cancellati” ha sostenuto la democentrista Susan Brunner. È quindi probabile che l'ultima parola spetterà al popolo: il PLR aveva già dato per scontato il lancio di un referendum.
Con i suoi 23 franchi e 90 a Zurigo e si avvicina ai 24 che da quest'anno valgono nel canton Ginevra, mentre i livelli si aggirano tra i 19 e i 21 franchi in Ticino, a Basilea, Giura e Neuchâtel. Soglie che potrebbero però presto essere scavalcate: le Camere federali hanno infatti deciso in dicembre di mettere in secondo piano i salari minimi laddove esista un contratto collettivo di lavoro.
Tocca ora al Consiglio federale elaborare una legge. L'opposizione, anche qui, appare scontata.