I salari minimi cantonali debbono cedere il passo a quelli previsti dai contratti collettivi di lavoro (CCL).
Una mozione in tal senso, già accolta lo scorso giugno dagli Stati, è stata infatti approvata oggi, mercoledì, dal Nazionale. Il "sì" della Camera del popolo è passato però di strettissima misura: con 95 voti contro 93 e 4 astensioni. L'atto parlamentare in questione chiede che le norme dei CCL nazionali su retribuzioni, ferie e tredicesima abbiano il primato rispetto a quelle divergenti dei cantoni. Attualmente il salario minimo è in vigore in Ticino, a Basilea Città, a Ginevra, Neuchâtel e nel Giura.
Il partenariato sociale deve rimanere intatto e basato sulla fiducia, grazie ai CCL, ha dichiarato Fabio Regazzi (Centro/TI) a nome della commissione competente. A detta della maggioranza i salari minimi cantonali introducono invece incertezza sul piano negoziale.
"Con questa mozione creerete dei lavoratori poveri", ha invece affermato il copresidente del PS svizzero Cédric Wermuth. Contrario anche il Governo: i CCL hanno un ruolo importante ma restano contratti di natura privata anche se muniti di obbligatorietà generale, ha osservato il ministro dell'economia Guy Parmelin, sottolineando che non possono contraddire leggi cantonali che hanno una legittimità democratica.
Salari minimi e aumenti, le rivendicazioni dell'USS
Telegiornale 15.11.2022, 21:00
SEIDISERA del 14.12.2022