I lavoratori distaccati non devono sottostare al salario minimo stabilito da quei Cantoni che lo applicano. Per la seconda volta, il Consiglio degli Stati ha respinto (26 voti a 19) l'entrata nel merito sul progetto di legge frutto di una mozione dell'ex "senatore" Fabio Abate (PLR/TI). Il dossier è liquidato.
Secondo la maggioranza, i Cantoni che applicano il salario minimo hanno già la possibilità di estenderlo a tutti i lavoratori attivi sul territorio: non è quindi necessario ricorrere al diritto federale per regolare questo problema.
Alla base della mozione Abate del 2018 vi è l'introduzione, nei cantoni di Neuchâtel, Giura, Ticino, Ginevra e Basilea Città, di leggi sul salario minimo per contrastare il dumping sociale e salariale. La revisione della legge prevedeva la possibilità di imporre ai datori di lavoro esteri che inviano i propri dipendenti in Svizzera anche il rispetto delle condizioni salariali minime prescritte a livello cantonale. Questo aspetto non è al momento regolato nella Legge sui distaccati (LDist).
Lavoratori distaccati e salari minimi
Telegiornale 14.12.2021, 13:30
Precedenza ai CCL nazionali sui salari minimi cantonali
Sempre in materia di salario minimo, gli Stati hanno accettato invece per 28 voti a 16 una mozione di Erich Ettlin (Centro/OW) che vuole dare la priorità ai Contratti collettivi di lavoro di obbligatorietà generale nazionale rispetto alle disposizioni cantonali, anche in ambito di tredicesima e ferie. La discussione è stata incentrata su quale diritto debba prevalere: il relatore commissionale Alex Kuprecht (UDC/SZ) ha difeso la tesi secondo la quale un accordo di diritto privato non può prevalere su una norma cantonale, mentre per il campo poi risultato vincitore il CCL è dichiarato vincolante dal Consiglio federale e non può essere invalidato dai Cantoni. Il dossier deve ancora passare al Nazionale.