I lavoratori distaccati dovrebbero in futuro sottostare al salario minimo stabilito da quei Cantoni che lo applicano. Lo ha deciso martedì il Consiglio nazionale per 106 voti a 77, concretizzando un disegno di legge governativo frutto di una mozione dell'ex "senatore" Fabio Abate (PLR/TI).
La revisione della legge sui lavoratori distaccati vincola in particolare i datori di lavoro stranieri al rispetto di possibili salari minimi cantonali. Il dossier, però, è ancora in bilico: dovrà infatti ancora essere sottoposto all'attenzione del Consiglio degli Stati che potrebbe pure non entrare nel merito, come accadde nel settembre 2021. Qualora dovesse ribadire quella decisione, l'intera legge sarebbe archiviata.
Lo scorso autunno, per 20 voti a 17, i "senatori" si erano opposti alla legge sostenendo che i cantoni possono decidere da soli se imporre o meno l'applicazione dei salari minimi ai lavoratori distaccati e che non serve disciplinare la questione a livello federale. Argomenti ripresi in mattinata dagli avversari del progetto, secondo i quali inoltre una soluzione nazionale avrebbe pregiudicato la contrattazione collettiva. Ma al voto nel plenum l'ha spuntata la maggioranza formata dal campo rosso-verde e dal centro.
Alla base della mozione di Abate del 2018 vi è l'introduzione, nei cantoni di Neuchâtel, Giura e Ticino (a cui si sono aggiunti Ginevra e Basilea Città), di leggi sul salario minimo per contrastare il dumping sociale e salariale, ossia la concorrenza sleale dall'estero. La revisione della legge prevede la possibilità di imporre ai datori di lavoro esteri che inviano i propri dipendenti in Svizzera anche il rispetto delle condizioni salariali minime prescritte a livello cantonale. Questo aspetto non è al momento regolato nella Legge sui distaccati (LDist).