I casi di dumping salariale e sociale sono aumentati nel 2019 in Svizzera, secondo quanto riportato dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO) in un rapporto pubblicato giovedì. Allo stesso tempo sono però diminuiti i casi di lavoro in nero (passati dal 20% al 19%), grazie alla semplificazione della procedura per conteggiare i salari.
A livello nazionale, le infrazioni dei contratti collettivi di lavoro (CCL) per quanto riguarda i lavoratori distaccati sono cresciute (dal 20 al 21%), e anche le commissioni tripartite cantonali (CT) hanno constatato un leggero aumento degli abusi salariali, che sono passati dal 14% al 15%.
I dati, sottolinea la SECO, non sono rappresentativi per l'intero mercato del lavoro, poiché vengono controllati in particolare i settori più esposti a queste problematiche. In totale nel 2019 sono state verificate 41'305 aziende e oltre 160'000 persone.
Presso i datori di lavoro elvetici gli abusi salariali accertati dalle CT sono diminuiti, passando dal 12% all'11%. Per ciò che concerne i prestatori di servizi indipendenti, è stata rilevata una presunta infrazione (indipendenza fittizia) nell'8% dei casi.
La SECO evidenzia che le misure collaterali, le quali intendono garantire condizioni di concorrenza identiche, sono uno strumento importante per tutelare le condizioni salariali e lavorative in Svizzera. Esse vengono "attuate in modo mirato e si basano su una stretta collaborazione tra le parti sociali e i servizi pubblici preposti".
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