Ticino e Grigioni

“I reati ci sono, ma non chiamatele baby gang”

Intervista con il commissario Simone Caimi della polizia cantonale che sottolinea: “Mancano strutture per minorenni problematici”

  • 30 aprile, 13:43
  • 30 aprile, 23:40
baby gang
  • Immagine d'archivio Tipress
Di: Quotidiano/RSI Info 

“Stavano ordinando il cibo e sono stati accerchiati. Hanno iniziato prendendoli un po’ in giro fino a poi costringerli a pagargli la cena dicendogli: o pagate oppure fuori ci sono i nostri amici che vi aspettano per ammazzarvi di botte. I nostri figli erano sconvolti perché li hanno minacciati pesantemente”. Sono parole della madre di un quattordicenne di Lugano, che ha testimoniato in forma anonima al Quotidiano della RSI. A scioccare ulteriormente la donna il fatto che il gruppetto era conosciuto sulle rive del Ceresio e questo persino dalle forze dell’ordine. “A quanto pare – racconta la donna – avevano anche pestato abbastanza duramente un ragazzo fuori dal Lido”. E in questo caso l’arresto c’era stato, con un periodo sotto custodia, ma poi tutto è ricominciato a suon di botte e furti. Episodi frequenti con diversi ragazzini presi di mira, tanto da far ricordare le temute baby gang delle grandi città. “Un gruppo organizzato di ragazzi che volutamente accerchiano degli altri ragazzi oltretutto in posto pubblico – è la cosa che mi sconvolge di più – è evidentemente una baby gang”, chiosa: “non saprei come altro definirla”. La donna non ha fatto denuncia: “Ne abbiamo parlato con nostro figlio il quale, ovviamente super intimorito, ha detto no, perché sennò ci vengono a prendere”.

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Quello dei reati commessi da minorenni ai danni di loro coetanei, spesso sfruttando la superiorità numerica e la forza fisica, è un fenomeno in aumento: sono undici i casi registrati nel 2023, fa sapere la polizia cantonale. Ma si può parlare di baby gang?

Il parere di un addetto ai lavori

“Le baby gang hanno dei fattori e questi devono essere rispettati. Noi qua in Ticino non ne abbiamo. – risponde il commissario Simone Caimi, responsabile del Gruppo minori della Sezione reati contro l’integrità delle persone – Cosa abbiamo invece? Abbiamo un gruppo di minori che (...) commettono per opportunità dei reati o hanno un comportamento deviante in questo senso. Cosa vuol dire agire per opportunità? Significa che se ci sono delle condizioni che si verificano in un determinato momento e in un determinato luogo è più facile che commettano un reato. Da qui deriva la parola facilitatori, che la polizia cantonale utilizza come prevenzione di situazioni per capire come possiamo agire in questi termini. Cosa sono i facilitatori? Elementi base quali potrebbero essere degli eventi, delle strutture, degli assembramenti di persone, magari persino l’anagrafica. Si condivide un’età e un pensiero e ci si ritrova magari anche con l’alcol per poi commettere anche un reato. Tutto ciò è più facile che avvenga se questi criteri si realizzano tutti in uno stesso momento e in un luogo”.

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Ci sono altri luoghi comuni da sfatare – racconta alla RSI il commissario Caimi – come l’idea che esista un identikit del ragazzo violento. “Creare un identikit del minore ha poco senso. Ci sono troppe variabili. Pensiamo al diritto penale minorile, che si applica dal compimento del decimo anno di età fino al diciottesimo. Se guardiamo bene il periodo va dall’inizio dell’adolescenza fino alla piena adolescenza. È un periodo veramente molto instabile, con degli ecosistemi molto difficili da mantenere. Ci sono equilibri molto fragili. L’adolescenza permette al ragazzo di dire che se oggi una cosa è bianca, domani per lo stesso motivo è nera. Se oggi sei mio amico domani sei mio acerrimo nemico. Sono cambiamenti che si verificano in un lasso di tempo davvero ridotto, il minimo possibile. A nostro vantaggio abbiamo invece che come adolescente sei molto influenzabile e allora noi come adulti dobbiamo agire come imprenditori di morale con questo ruolo per fargli imparare delle norme, che poi non sono altro che le condizioni di vita della nostra società”.

Minorenni problematici e strutture

Per concludere le strutture per la presa a carico dei minorenni problematici, delle quali si parla da almeno 25 anni: cosa manca, secondo lei, in Ticino? “La costruzione e la conduzione di questo centro non compete di certo alla polizia. A titolo personale posso rispondere che allo stato attuale c’è una mancanza di strutture per la presa a carico di minori problematici che scelgono di non aderire a un programma”.

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