Il primo nato del 2025 è stato partorito non in ospedale o in clinica ma a casa, con l’accompagnamento delle levatrici. La fotografia pubblicata a inizio anno che ritrae la famiglia sul divano al proprio domicilio, ha fornito lo spunto ad Angela Notari, ideatrice del progetto “Mamma.nascita.libertà”, per portare l’attenzione sul tema del luogo della nascita e in particolare sui parti extraospedalieri, a domicilio o in una casa maternità.
Una scelta che secondo la promotrice dell’indagine - presentata l’anno scorso e che ha raccolto i pareri e le esperienze di oltre 1’700 neomamme - “non è ancora una scelta tra altre scelte”: così si legge nella lettera in cui si rivolge direttamente Remì, il bebè appena nato. Notari solleva diverse questioni, ma il succo del discorso è che il parto extraospedaliero - a casa propria o in una casa maternità - in Ticino oggi è ancora un tabù. “Le famiglie e le donne - ci ha detto - non possono scegliere qualcosa che non sanno che esiste. Nella nostra società è ancora molto forte la paura legata al parto e l’idea che la sicurezza ci sia solo in ospedale, solo dove vi siano strumenti tecnologici. In realtà gli studi hanno già ampiamente confermato che se fatto bene, accompagnati da chi ha la professionalità e la competenza giuste, anche fuori dall’ospedale la sicurezza non viene meno e quindi l’idea è di portare alla popolazione altre possibilità da iniziare a considerare”.
Sulla questione SEIDISERA ha sollecitato la Società di ginecologia e ostetricia della Svizzera italiana. L’ex presidente e oggi membro di Comitato Sophie Venturelli, spiega che del parto in casa si parla quando c’è una richiesta. “Non viene incitato in modo particolare da noi medici ma di sicuro non viene scoraggiato” replica la ginecologa, che citando anche la sua esperienza personale invita a considerare ogni sensibilità e situazione. “È possibile avere un parto a casa ed è una cosa bella però non tutti hanno la fortuna di avere una gravidanza, uno stato di salute ed un bambino che permettono questo tipo di parto”.
“Una delle speranze che abbiamo è di avere una casa del parto o delle levatrici aggiunte - come si discute già da anni - che possano essere un po’ vicine all’ospedale in caso di complicazioni”.
Levatrice aggiunta in ospedale: a che punto siamo?
Il tema della reintroduzione in Ticino della levatrice aggiunta, che possa accompagnare la partoriente anche in ospedale, era peraltro emerso a gran voce anche dalle testimonianze delle donne raccolte da Notari con il progetto Mamma Nascita Libertà. Dopo un primo incontro tenuto nelle scorse settimane con una struttura privata per discutere dei risultati, questo mese sono in programma incontri anche con il Dipartimento sanità e socialità e lo stesso Ente ospedaliero cantonale.
https://www.rsi.ch/s/2163299
Internamente all’EOC un gruppo di lavoro sta analizzando le diverse opzioni, dopo che il Parlamento - oltre 4 anni fa - si era espresso a favore di questa soluzione, una soluzione tra l’altro già presente in diversi ospedali svizzeri. La capoarea infermieristica dell’EOC Annette Biegger, facendo il punto della situazione, spiega che le valutazioni sono ancora in corso e proseguiranno ora anche alla luce dei dati raccolti tramite uno studio sulle esperienze delle donne che hanno partorito all’EOC nel 2023. Sono rientrati 300 questionari e si sono condotte a complemento anche 15 interviste. I risultati sono tuttora in fase di elaborazione e verranno presentati verosimilmente in primavera.
https://www.rsi.ch/s/2198901