L’INTERVISTA

“La cultura è lavoro”

L’operatrice culturale Tiziana Conte è tra i tredici vincitori del Premio svizzero delle arti sceniche

  • 6 ottobre 2023, 21:33
  • 6 ottobre 2023, 21:33

Tiziana Conte, una vita per la danza

SEIDISERA 06.10.2023, 18:27

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Di: SEIDISERA/Red.MM

“È un riconoscimento importante per una persona come me che ha fatto del lavoro un suo progetto di vita. Un riconoscimento di questo grande impegno e di una vita di precariato”. Sono le parole di Tiziana Conte, ticinese tra i tredici vincitori del Premio svizzero per le arti sceniche. Il riconoscimento le è stato consegnato venerdì sera al LAC di Lugano direttamente dal presidente della Confederazione, Alain Berset.

Tiziana Conte è operatrice culturale che da quasi tre decenni è impegnata nella divulgazione della danza. Giornalista free lance, ha lavorato per quindici anni anche per il Comune di Chiasso, contribuendo in modo importante al rilancio del Cinema Teatro.

Un momento della premiazione al LAC

Un momento della premiazione al LAC

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Il premio svizzero delle arti sceniche viene dato agli artisti, ma in questo caso è andato a una promotrice culturale perché è un ruolo fondamentale, un ruolo che nasconde dei problemi di progettualità della vita.

È certamente un segno importante, un allargamento di visione. Si rimette al centro un problema che abbiamo ovunque in Svizzera, ma forse particolarmente in Ticino, che è quello di riconoscere questo ruolo come una professione. E una professionalizzazione della cultura è anche uno degli obiettivi che si pone il messaggio culturale. La cultura è lavoro, e come ogni lavoro crea economia oltre che, naturalmente, coesione sociale.

All’orizzonte ci sono però ancora tagli e piani di risparmio. Questo la preoccupa?

Mi preoccupa molto, perché il distinguo è vedere la cultura come un debito, quindi come un peso, oppure vederla come una risorsa. Se si cambia e si rafforza la seconda prospettiva, abbiamo veramente delle opportunità enormi. Il Ticino è interessante per la sua posizione geografica, richiama ad esempio molti turisti, vede transitare migliaia di frontalieri, ha una sua poesia come regione periferica e potrebbe rafforzare la sua identità. Questo lo vedevo anche quando lavoravo per il Comune di Chiasso: il pubblico era a volte in maggioranza di oltre confine. Colleghi di Milano mi dicevano che organizzavano le macchine per venire a Chiasso a vedere gli spettacoli.

Nella vita ci sono alti e bassi. Per lei questo è un momento molto alto. L’avventura di Chiasso, invece, forse non è finita come avrebbe immaginato. Questo premio lo vive come una rivalsa?

Evidentemente sì. Anche se in realtà l’avventura chiassese per me non si è conclusa malamente, nel senso che io ho dei rapporti meravigliosi con tutte le persone che ho incontrato durante quel progetto, che è stato straordinario. Certo, mi è dispiaciuto, per esempio, che Chiasso Danza non esiste più, però fa parte di chi si assume un po’ il ruolo di un Don Chisciotte, di chi in qualche modo, con molto rigore, non fa compromessi, insegue visioni, insegue sogni. Non lo può fare senza i suoi amici e amiche Sancho Panza. E ne ho avuti anche a Chiasso e in tutti questi anni. Quindi è un bellissimo momento ricordarsi soprattutto di quei semi che uno è riuscito a gettare e che poi in molti casi sono diventati dei campi fioriti.

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