Ticino e Grigioni

“La risposta di Roma ci aiuta a migliorare”

Si è chiusa l’indagine canonica preliminare sulla gestione dei casi di abuso denunciati all’interno della Chiesa svizzera - L’intervista all’amministratore apostolico Alain de Raemy

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Sei vescovi svizzeri "bacchettati" dal Vaticano

SEIDISERA 18.10.2024, 18:18

  • Ti_Press
Di: SEIDISERA/sdr 

Il Vaticano ha confermato che nella gestione dei casi di abuso denunciati all’interno della Chiesa svizzera sono stati commessi errori o omissioni, in particolare da parte di sei vescovi. La comunicazione è stata data dopo che Roma ha esaminato l’indagine canonica preliminare svolta da monsignor Joseph Maria Bonnemain con due giuristi. 

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Tra questi vescovi c’è anche Alain de Raemy, attuale amministratore apostolico della Diocesi di Lugano. I fatti riguardano il suo mandato precedente quando era vescovo ausiliare della Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. A de Raemy la lettera dagli “uffici romani” ancora non è giunta ma il religioso in una intervista alla RSI riferisce di attendere con serenità le comunicazioni perché conosce la vicenda e coloro che sono stati chiamati in causa.

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Alla luce di queste raccomandazioni che arrivano dal Vaticano, si parla di una maggiore attenzione e tempestività nel segnalare. Lei alla luce di questo ha qualche cosa da rimproverarsi? 

“Direi che alla luce delle diverse vicende che sono venuto a conoscere nel mio ministero sia a Friburgo sia qui - risponde il vescovo ai microfoni di SEIDISERA - ho imparato quanto è delicato per una vittima riuscire a parlare, quanto ci vuole poi anche a noi per valutare cosa serve. E la priorità è sempre il fatto che ci siano altre vittime. La persona vittima viene accompagnata con molta delicatezza e le sue esigenze sono talvolta abbastanza diverse. Dobbiamo anche, come vescovi responsabili, imparare forse di più a tener conto di tutte le esigenze che si pongono in una situazione concreta, quando una persona parla, ma anche nel rispetto di questa persona adulta”.

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Il dicastero per i vescovi parla di riprensioni canoniche. Lei, in questo senso è un po’ preoccupato, si aspetta magari anche lei di ricevere qualcosa di simile?

“Nel rispetto di procedure canoniche non ci entro, perché in quella vicenda non ero in responsabilità, non avevo competenze di questo tipo. Penso che, se in questa lettera che verrà a me indirizzata, viene precisato qualcosa di quella vicenda sarò molto contento, perché vorrei sapere cosa avrebbe dovuto andare diversamente”.

In questo comunicato si leggono le parole “tempestività”, si sente parlare di “misure cautelari”. Quasi impossibile non pensare al recente caso del prete del Papio...

“Abbiamo spiegato anche perché non siamo intervenuti: dal momento nel quale la magistratura ha saputo e tutto è stato affidato alla magistratura, da quel momento io non mi sono più sentito autorizzato a intervenire in qualsiasi modo che potesse disturbare l’indagine. E l’ho anche segnalato nel momento dovuto che ero preoccupato della tempistica. Dal 2 aprile siamo arrivati all’estate, anch’io mi sono preoccupato”.

Alla luce di queste considerazioni rifarebbe esattamente la stessa cosa?

“In questo caso sì, a meno che la magistratura mi dica “avete sbagliato completamente”. Ma chi ne sapeva di più? Non io, era la magistratura. Io penso che non potevo fare nient’altro. Qualora fossi intervenuto, non sarebbe stato il mio diritto.”
                

Lei formalmente è amministratore apostolico. Ma alla luce di questa presa di posizione del Vaticano della lettera che la riguarda, non pensa che la fiducia dei fedeli possa essere un po’ minata a questo punto?

“Questo - conclude il vescovo - lo possono dire loro. Io non sento una sfiducia. Naturalmente ogni volta che qualcosa viene messo un po’ così, in dubbio, non aiuta. Ma io sono, come vi ho detto, molto sereno sull’unica vicenda dove ho qualcosa a che vedere, a Friburgo. Ma si può imparare sempre qualcosa di importante, dove dobbiamo ancora fare dei progressi nella preparazione dei vescovi”.
                

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