L’approfondimento

“Libera Terra”, fare impresa contro la mafia

C’è un legame stretto tra il Ticino e il consorzio legato all’associazione di Don Ciotti

  • 26 marzo, 20:01
  • 27 marzo, 10:46
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In Sicilia alla scoperta di Libera Terra

SEIDISERA 25.03.2024, 18:53

  • RSI/Marcello Ierace
Di: Marcello Ierace 

È stretto il legame tra il Ticino e “Libera Terra” e, in futuro, potrebbe diventare ancora più stretto. Ma cominciamo dal principio. Cos’è “Libera Terra”? Nata nel 2000 – come costola dell’associazione Libera, fondata da Don Luigi Ciotti qualche anno prima – “Libera Terra” è un consorzio che raggruppa tutta una serie di cooperative agricole attive nel Sud Italia e che operano su terreni confiscati alle mafie. I prodotti di “Libera Terra” oggi sono esportati in tutto il mondo e ciò che arriva in Svizzera passa proprio dal Ticino, grazie all’attività di distribuzione di Carlo Crivelli, titolare della Borgovecchio di Balerna. Ad avvicinare ancor più Libera Terra al Ticino, come dicevamo, potrebbe esserci in futuro un liquore a base di agrumi: un’idea, un piccolo sogno, di Martino Mombelli, produttore momò che in questi anni ha già messo la firma su alcune etichette piuttosto note dalle nostre parti, come il Gin Bisbino e l’Amaro Generoso. E proprio con Carlo Crivelli e Martino Mombelli abbiamo intrapreso questo breve viaggio in Sicilia, alla scoperta di un modo diverso di fare impresa, in difesa della legalità e, parallelamente, rispettoso del territorio e dell’ambiente.

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Carlo Crivelli e Martino Mombelli

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La prima tappa del viaggio è Palermo. Nello specifico Portella della Ginestra, luogo simbolo dell’antifascismo e della lotta alla mafia, ma anche luogo dove è sorto uno dei vigneti gestiti da “Libera Terra”, qui tramite la “Cooperativa Placido Rizzotto”. Una cooperativa che non si limita a produrre (vino ma non solo) ma che ha alimentato anche una rete di attività virtuose, come il laboratorio di panificazione “Cotti in Fragranza”, nato all’interno del carcere minorile Malaspina di Palermo, e il ristorante “Al Fresco”, che pure dà lavoro ad ex carcerati.

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I vigneti della "Cooperativa Placido Rizzotto" a due passi da Portella della Ginestra

  • RSI/Marcello Ierace

Lasciata Palermo ci dirigiamo verso Catania, dove si producono agrumi, arance rosse in particolare, nella “Cooperativa Beppe Montana”. Qui, tra Siracusa e Catania e con lo sfondo dell’Etna innevato ci raccontano delle grandi difficoltà con cui ancora queste cooperative devono convivere. A partire dallo scetticismo per una cooperativa che apertamente sfida la mafia (sentimento che fortunatamente con gli anni sta cambiando) ma anche la difficile convivenza con gli stessi mafiosi, i quali, spesso, ancora vivono a due passi dalle terre a loro confiscate dallo Stato e assegnate a “Libera Terra”.

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Limoni della "Cooperativa Beppe Montana" con l’Etna sullo sfondo

  • RSI/Marcello Ierace

“All’inizio c’era tanta diffidenza”

E di queste difficoltà, ma pure dell’importante lavoro – anche simbolico – svolto da “Libera Terra” abbiamo parlato con il presidente del consorzio Francesco Citarda. “Il valore politico di cooperative come la nostra si misura dalla capacità che hanno questi soggetti no profit di creare valore aggiunto economico nel territorio – ci spiega – Creare un’alternativa per noi significa fare bene il nostro lavoro, coltivare queste terre, dare lavoro come diritto e non come privilegio. Vincere la sfida del mercato, non come obiettivo ma come strumento, significa poi presentare queste terre al mondo per il meglio che hanno da esprimere”. Ma come sono state accolte dalla popolazione locale queste iniziative? “All’inizio c’era sempre tanta diffidenza – racconta Citarda – Però man mano che l’attività della cooperativa si sviluppava e si rivelava un soggetto positivo che dava valore al territorio, alla fine la gente ha vinto questa diffidenza. E la dimostrazione è che oggi molti vogliono lavorare con noi”.

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