Non ha avuto mano leggera il giudice Siro Quadri nel condannare martedì un automobilista 32enne dal piede e dall’alcolemia molto pesanti. La procuratrice pubblica Chiara Buzzi proponeva una pena di 24 mesi sospesi, il presidente delle Assise criminali di Riviera gli ha inflitto 2 anni e 4 mesi, di cui 6 da scontare.
Sono le 2 di notte del 23 agosto 2020, quando un 32enne della Valle di Blenio dopo essere uscito ubriaco da un bar di Biasca carica in auto un uomo. Crede che sia un suo amico, si offre di accompagnarlo a casa, insiste. Con l’1,82 per mille di alcol sangue, si lancia in una folle corsa di oltre un’ora, toccando punte di 250 km/h in autostrada. A fianco il passeggero, costretto a vivere sorpassi azzardati, un rosso bruciato e quasi quindici minuti di inseguimento, dopo la forzatura di un blocco di polizia, sino allo stop finale a Claro.
“Credeva di essere in un videogioco”, ha detto in aula la procuratrice che lo ha accusato di sequestro di persona e rapimento, infrazione grave alle norme della circolazione, guida in stato di inattitudine e impedimento di atti dell’autorità.
Durante il processo l’imputato ha detto di non ricordare quasi nulla, in contrasto però con i dettagli forniti dopo il fermo e nelle prime settimane dell’inchiesta.
Per il giudice Siro Quadri, l'uomo non è l'esempio del delinquente, ma “ha messo in pericolo tante persone ed è solo un caso che nessuno si sia fatto male". Ha così accolto l'atto d'accusa con il reato di coazione al posto del rapimento perché l'imputato non ha sequestrato la vittima ma l'ha solo costretta a subire il fatto.
L’avvocato della difesa, Rossano Guggiari, ha parlato di una “bullata”. Oggi l’imputato, che aveva un precedente per alcolemia al volante, non beve più, non intende tornare a guidare, lavora e sta per sposarsi. Tolta la condanna, quasi una storia a lieto fine.
Una corsa da incubo con uno sconosciuto
Il Quotidiano 11.07.2023, 19:00