È iniziato oggi, lunedì, il processo nei confronti di un religioso, professore alla Facoltà di teologia affiliata all’USI, accusato in Pretura penale di discriminazione e incitamento all’odio. Manfred Hauke, in qualità di editore, aveva dato il suo avallo per la pubblicazione di un articolo su una rivista tedesca in cui gli omosessuali all’interno della Chiesa venivano paragonati a un cancro e a una mafia.
“La mafia gay”
Hauke è stato denunciato dalla fondazione Pink Cross, che difende i diritti delle persone omosessuali. L’incarto è stato aperto un anno fa. Per la procura, nel suo ruolo, Hauke è da ritenere responsabile di quanto è stato pubblicato su “Theologisches” che in Svizzera conta una cinquantina di abbonati. Per il Ministero pubblico l’articolo del teologo polacco Dariusz Oko rappresenta un reato. Nel testo viene per esempio affermato che la “mafia gay si comporta come qualsiasi mafia, come un parassita privo di scrupoli, come un cancro che non esita ad ammazzare il suo ospite”.
Parla la difesa
L’avvocato Luigi Mattei, che difende Hauke, ha chiesto di prosciogliere il suo cliente da ogni accusa siccome l’articolo non contiene attacchi indiscriminati a tutti gli omosessuali o a tutti gli omosessuali all’interno della Chiesa. Ma solo agli omosessuali all’interno della Chiesa che si coalizzano per coprire reati, per esempio quelli di pedofilia. E quando ci si comporta così, ha detto Mattei in aula, è giusto parlare di mafia.
La sentenza è prevista per lunedì. In Germania, il caso è stato nel frattempo archiviato ma sia Hauke sia il redattore capo della rivista sono stati costretti a pagare una multa di circa 4’000 euro.
L’USI: “No a qualsiasi forma di incitamento all’odio”
A margine del processo, ma senza entrare nel merito dello stesso, anche l’Università della Svizzera italiana, in serata, ha preso posizione sul caso Hauke. Per dire che “l’USI condanna qualsiasi forma di incitamento all’odio e si è recentemente dotata di un Codice etico per promuovere e diffondere i principi generali di comportamento di tutta la comunità universitaria”.
L’USI, in un comunicato stampa, ricorda di non essere implicata nel processo in corso: “Ciononostante, e pur non avendo il professor Hauke un rapporto contrattuale con USI, il Rettorato ha già attivato una Commissione ad hoc, alla quale chiederà di determinare se il comportamento del professor Hauke abbia violato i principi fondamentali dell’università e il suo Codice etico”.
“La libertà accademica - rimarca la rettrice Luisa Lambertini - è un valore fondamentale per l’università, ma questa libertà non si declina in frasi o atti discriminatori e offensivi”.
La Facoltà di teologia: “Hauke gode di stima”
Anche la Facoltà di teologia di Lugano è intervenuta con uno scritto sul proprio sito, dove si sottolinea che “il professor Hauke gode di stima per la sua integrità scientifica e accademica presso docenti e studenti della FTL, al suo riguardo non è mai stato rilevato alcun atteggiamento, scritto o comunicazione che potesse essere riprovevole”.
La FTL ribadisce i propri principi di inclusione e di non discriminazione per cultura, religione o orientamento sessuale. Principi, continua il comunicato, “esplicitamente condivisi dal profossor Hauke che, sulla base delle informazioni attualmente in possesso, in nessuna attività d’insegnamento e ricerca presso la FTL ha mai veicolato alcun messaggio discriminatorio o di incitamento all’odio”.