Da anni i preti che commettono abusi non vengono più spostati da una parrocchia a un’altra. Appena si ha un sospetto grave, c’è subito la denuncia in procura, anche se il fatto è prescritto. È quanto il vescovo Alain de Raemy ha assicurato, rispondendo alla domanda di un frate, nel corso del primo di sei incontri con la popolazione organizzati per affrontare il tema. Un incontro, durato un paio di ore, che si è tenuto allo Spazio Aperto di Bellinzona lunedì sera e al quale hanno partecipato decine di persone.
È il segno che qualcosa sta cambiando, ha affermato la dottoressa Myriam Caranzano, che accompagnava l’amministratore apostolico della diocesi di Lugano. Arrivando in sala, de Raemy ha stretto la mano a tutti i presenti, un gesto abituale ma anche simbolico. Dopo una ventina di minuti di preghiera, il faccia a faccia con i fedeli è stato franco. Si è citata ancora una volta la figura del pastore che diventa lupo, ribadendo che gli abusi commessi nell’ambito ecclesiastico sono un crimine imparagonabile con casi analoghi, perché fatti in un contesto in cui bisognerebbe cercare conforto e protezione. Dalla sala è emersa preoccupazione ed è stato evocato il tema del perdono, un perdono che - ha detto la dottoressa Caranzano - gli abusatori devono chiedere alle vittime.