Non è materia stagnante quella degli abusi sessuali compiuti dal clero, ma un magma da cui emergono nuovi casi. Nuove testimonianze vengono a galla ed è lo stesso amministratore apostolico della Diocesi di Lugano a raccontarlo alla RSI. Sottolineando che la Chiesa, dopo averne preso atto, non sta relativizzando l’accaduto: “No, è solo un’impressione - rassicura Alain de Raemy -. Ho sentito davvero la gente colpita da quello che è venuta a sapere e ho già avuto testimonianza di persone che finora non si erano manifestate e che trovano adesso il coraggio, perché sentono che la Chiesa vuole essere davvero all’ascolto”, dice colui che è di fatto il vescovo ad interim.
L’ultima vittima si è rivolta al monsignore proprio questo venerdì mattina. Un gesto importante, dice de Raemy, “perché è una persona che da 60 anni porta con sé questa sofferenza che aveva già condiviso con famiglia e amici. Ma è la prima volta che faceva il passo di dirlo alla Chiesa, ufficialmente, al vescovo”.
Chiesa che molto punta sull’ascolto. Da lunedì l’Amministratore apostolico inizierà una serie di visite proprio per essere più vicino ai fedeli, smarriti dopo che è scoppiato lo scandalo degli abusi sessuali con oltre mille casi in Svizzera dal 1950 a oggi. “Mi aspetto che ci sia una libertà di parola - dice ancora de Raemy -. Io ci vado con l’intenzione di essere all’ascolto, di capire cosa preoccupa adesso la gente in Diocesi, dopo la pubblicazione dei risultati dello studio e di capire cosa si muove nel loro cuore. Per poter condividerlo”.
Notiziario delle 17:00 del 20.10.2023
Notiziario 20.10.2023, 17:30
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