“Se dovessi lavorare esclusivamente per un’agenzia, non potrei vivere in assoluto, perché ci sono mesi più caldi, che vanno da giugno fino alla fine di agosto, e lì sì, vedi qualche soldino in più, ma arrivato ottobre la scaletta è già subito in discesa e quindi no, non è abbastanza!”
È la testimonianza rilasciata a Falò da Manuela, un’agente di sicurezza privata, che ha deciso di lavorare come indipendente. Sì, perché nel settore esiste un vero esercito di precari. Quasi i due terzi di loro hanno un contratto che prevede un montante massimo di 900 ore all’anno (mediamente non più di 75 ore al mese) e non sempre lo raggiungono.
“Lavoro da 10 anni come agente di sicurezza: non è per niente facile la vita, specialmente quando hai un contratto a ore. Mediamente lo stipendio si aggira fra i 1500 e, se hai fortuna, 2000 franchi. Non riesci a portare a casa di più. Io stesso che sono frontaliere, faccio molta fatica, figuriamoci per uno che abita in Svizzera. Vieni chiamato sempre il giorno prima per il giorno dopo. Lavorare in questo modo ti rende molto difficile anche la vita privata. Non è per niente facile.”
A esprimersi è anche un lavoratore frontaliere che ha chiesto di rimanere anonimo. Ribadisce che in Ticino la situazione sta diventando davvero insostenibile. Per lui, il contratto collettivo attualmente in vigore va cambiato.
Quasi il 60% dei dipendenti delle agenzie di sicurezza privata vive nel precariato. Dal 2014, in Svizzera è in vigore un contratto collettivo di obbligatorietà generale per le aziende con almeno dieci dipendenti che garantisce salari minimi, ma non a tutti le ore di lavoro.
Sono previste tre tipologie di contratto per i collaboratori: il contratto C, che non dà nessuna garanzia di ore e prevede un montante massimo di 900 ore annue (mediamente non più di 75 ore al mese). Questo contratto è il più diffuso. Infatti, meno della metà degli agenti ha un contratto B (da 901 ore garantite a 1800 ore annue) o un contratto A (da 1801 ore garantite a 2300 ore annue).
Aumentano gli agenti ma cresce anche il precariato
Le agenzie di sicurezza stipulano sempre più spesso contratti che prevedono al massimo 900 ore annue. Ben il 57% dei dipendenti di agenzie che aderiscono al CCL vive nel precariato. Nonostante ciò, in Ticino il numero degli addetti nei servizi di vigilanza privata e investigazione è passato da 778 nel 2011 a 1275 nel 2022.
La precarizzazione è evidente. In Ticino, a causa dell’esplosione del contratto a ore, il salario lordo mediano nel settore privato dei servizi di vigilanza e investigazione continua a diminuire. Quello calcolato su un tempo pieno dal 2014 al 2022 è sceso di quasi 400 franchi al mese, passando da 4744 a 4366 franchi.
UNIA è il sindacato che, insieme a Syna, ha sottoscritto il Contratto collettivo con l’Associazione Imprese Svizzere Servizi di sicurezza. “Evidentemente non è il contratto collettivo che causa il precariato” - afferma Giangiorgio Gargantini, segretario UNIA Ticino. “La situazione nella quale si trova il mercato del lavoro ticinese oggi è drammatica: precariato, difficoltà di vivere del proprio lavoro, difficoltà ad arrivare a fine mese. Questo contratto prevede salari minimi di tre o quattro franchi all’ora più alti che negli altri rami del settore terziario. La problematica non è tanto legata alla scelta di lavorare meno ore, ma si pone quando una persona vuole lavorare di più. Le conseguenze sono lavoratori che, magari arrivati ad agosto o settembre, avendo compiuto il totale delle ore previste dalla categoria, non sono più chiamati nei mesi seguenti. Questo fenomeno non è riscontrato altrove che in Ticino e questo fa sì che non si riesca ad avere le maggioranze necessarie per modificarlo.”
In Ticino la situazione si sta aggravando
Molte persone incontrate nel corso del reportage di Falò (e che non se la sono sentita di rilasciare la loro testimonianza) hanno raccontato che molte agenzie di sicurezza stanno inoltrando disdette al contratto di lavoro a tempo pieno per poi stipulare contratti per un massimo di 900 ore. Una situazione formalmente regolare ma che preoccupa. Inoltre, alcune agenzie non pagherebbero correttamente le trasferte. Sta di fatto che in Ticino tra i collaboratori attivi nel settore c’è molta preoccupazione.
“Abbiamo notato che stiamo ricevendo molte più chiamate da parte di dipendenti ticinesi preoccupati” – ha affermato Claudia Hablützel, direttrice del segretariato della Commissione paritetica sicurezza, che ha sede a Zurigo e che in Ticino dispone di un’ispettrice (Laura Gianinazzi) a metà tempo.
“Qui a Zurigo gestiamo un centro di consulenza. Possiamo essere contattati in qualsiasi momento, sia per iscritto sia chiamando. Lo si può fare anche anonimamente. Non insistiamo che la persona si faccia riconoscere. Prendiamo in considerazione la situazione e cerchiamo di organizzare i nostri controlli, tenendo conto delle segnalazioni.”
Una competizione tra agenzie agguerrita
“Le società di agenzie private sono molte e dunque il lavoro non è così tanto per tutti” - ha dichiarato a Falò Ivan Belloni, presidente di Swiss Agency Security SA. “È chiaro che può essere svolto come attività secondaria o come attività accessoria, così come fanno alcuni dei nostri dipendenti. Da noi la gran parte, due terzi, posso dirlo chiaramente, vengono dalla vicina Italia. Questo anche perché non vi sono sufficienti ore da distribuire a tutti e chiaramente il frontaliere può permettersi di vivere in Italia con meno ore rispetto al residente in Ticino.”
Un mercato insufficiente per un vero esercito di agenti di sicurezza privata. Non ci sono cifre ufficiali, ma chi opera nel settore stima che in Ticino la cifra d’affari complessiva si aggiri attorno ai 70 milioni di franchi all’anno.
Securitas è un colosso svizzero nel settore. In Ticino impiega circa 350 collaboratori. Negli uffici delle risorse umane ogni anno arrivano circa tremila candidature. Il direttore di Securitas regione Ticino, Stefano Moro, precisa che solo un quarto dei dipendenti ha un contratto C che prevede un montante massimo di 900 ore. Nonostante una situazione più o meno stabile a livello di mercato, anche un’azienda come questa auspica cambiamenti:
“È chiaro che chi non ha dieci collaboratori non deve attenersi a quelle che sono le normative del contratto collettivo e deve soltanto attenersi a quelli che sono gli stipendi minimi stabiliti nel Canton Ticino” - afferma Moro. “E anche tutta la questione della retribuzione delle trasferte può essere fatta in modo diverso o, volendo, neanche fatta del tutto. Dunque, può operare comunque con dei prezzi nettamente inferiori. L’80% dei costi sono relativi al personale. È chiaro che il settore più ampio, dove si ha margine di gioco per agire sui prezzi.”
Chiusure e fallimenti
Intanto, anche quest’anno hanno chiuso i battenti due agenzie. Alberto lavorava per la Rainbow e ha saputo del fallimento dell’azienda attraverso un’e-mail, lo scorso 30 aprile.
“Io stavo mettendo la divisa per andare a lavorare e, come sempre, dovevo controllare le mie e-mail. Ho trovato l’e-mail del fallimento della ditta. Con la Rainbow – racconta Alberto – negli ultimi tre anni, prima del fallimento, si vedeva che i servizi calavano. Ogni agente di sicurezza che entrava in Rainbow non restava più di tre mesi. Se ne andava perché non aveva abbastanza ore da svolgere. E ci facevano lavorare tantissimo noi che restavamo. Quindi io lavoravo di giorno, di notte, a qualunque ora. Non sapevo quando dormire.”
Ticino, un Cantone tra i più regolamentati della Svizzera
Ogni anno, alcune centinaia di persone si iscrivono ai corsi per l’ottenimento del CPsicur, l’attestato rilasciato dall’Istituto della Formazione continua. Il Ticino è uno dei cantoni più regolamentati della Svizzera. Oltre ai corsi obbligatori di formazione, dal 2021, con l’entrata in vigore della nuova legge sulle prestazioni private di sicurezza e investigazione, ogni agenzia e ogni singolo agente devono ottenere un’autorizzazione dal Dipartimento Istituzioni. Il tesserino personale va rinnovato ogni tre anni.
La Polizia cantonale svolge i controlli per verificare il rispetto della legge in materia. Nel 2022, i decreti d’accusa nei confronti di rappresentanti di agenzie e di agenti sono stati complessivamente 8; nel 2023, ben 15. I casi riguardano prevalentemente agenzie che hanno impiegato personale senza le autorizzazioni e, quindi, senza le formazioni necessarie.
Due tragedie e un lavoro che merita rispetto e considerazione
Gli agenti di sicurezza privati molto spesso vivono nel precariato e, quando lavorano, talvolta rischiano la vita sulle strade e nei cantieri.
Quest’anno, due persone hanno perso la vita svolgendo questo mestiere. Lo scorso febbraio, un agente comasco è morto, investito da uno scooter a Lugano. Qualche mese dopo, a Bellinzona, una donna di 52 anni della regione è stata travolta da un camion mentre regolava il traffico in un cantiere stradale.
“Pensare che… morire per un incidente, seppur sempre su un lavoro, è un incidente, una fatalità. Si può dire tutto quello che si vuole, ma è stata dura!… Tuttora… è dura! Non posso colpevolizzare nessuno.”
“Mia sorella aveva la fortuna di lavorare per una ditta seria che dava turni regolari. Sapevano quando dovevano lavorare. Alla fine di quest’anno avrebbe cominciato un contratto fisso, invece che un contratto a ore, che le avrebbe dato una sicurezza maggiore e anche una stabilità economica migliore. Parallelamente, andava a fare le pulizie per un’altra ditta.”
A parlare è Jean-Claude, fratello di Tatiana Orlandi, l’agente di sicurezza scomparsa lo scorso 20 agosto. Una tragedia che ha colpito, oltre ai familiari e colleghi di lavoro, anche amici e fan dell’Ambrì-Piotta. Prima alla Valascia e poi alla Gottardo Arena, Tatiana aveva svolto volontariato per anni nel controllo biglietti. Si era appassionata al mondo della sicurezza ed era stata assunta da un’agenzia, presso la quale era molto apprezzata.
“Io penso che tanta di questa gente che va a finire a svolgere questo mestiere – aggiunge Jean-Claude Orlandi – è perché ha bisogno di lavorare. Come all’inizio è stato anche per mia sorella, perché era in disoccupazione e aveva bisogno di un lavoro. Finendo nel mondo della sicurezza, però, si è appassionata. La gente che è lì sulle strade, che siano i lavoratori dei cantieri o quelli della sicurezza privata, sono padri di famiglia, sono figli di qualcuno… e sono lì a rischiare la loro vita per noi! E questo è importante rispettarlo assolutamente!”
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Falò 03.12.2024, 20:40