Al WEF la prima pistola antidroni

Anche dei piccoli droni, se armati, possono rappresentare una potenziale minaccia per manifestazioni, concerti e comizi. Per neutralizzarli, durante lo scorso WEF di Davos è stato utilizzato un rivoluzionario sistema ideato e realizzato nei Grigioni.

Come funziona? Immaginate una grossa pistola su cui è montato un silenziatore ancora più grosso. Un'arma che invece di munizioni spara una finissima rete di fibre sintetiche di un metro per due. In questo consiste grosso modo il sistema acchiappa-droni commissionato dalla polizia cantonale grigionese alla Polycontact, un'azienda specializzata il cui quartier generale si trova a Coira, e sviluppata dalla sua start-up Droptec.

“Dopo un primo impiego in via sperimentale al WEF nel 2016 abbiamo perfezionato il prototipo utilizzato a Davos”, spiega alla RSI Philipp Furrer, uno degli ideatori: “Abbiamo tenuto conto poi anche delle richieste della polizia, un progetto che ha portato alla realizzazione dell'attuale sistema”.

Ragnatele che si impigliano nei motori

E l'acchiappa-droni funziona davvero. Le ragnatele che spara si impigliano nei rotori dei quadricotteri, causandone l'abbattimento nel raggio di una cinquantina di metri. L'impiego di quest'arma, perché di arma si tratta in base alle normative elvetiche in materia, è però sconsigliato se il drone si trova a volare sopra una folla manifestante.

“Il sistema è pensato per essere usato in zone di sicurezza – continua Furrer - Attorno ai penitenziari ad esempio, oppure nell'ambito di congressi come il WEF, dunque zone di sicurezza vietate al pubblico”.

Un'arma non a buon mercato, ma...

Costo della pistola: tra i 4 e i 5’000 euro, valigetta compresa. Certo non a buon mercato, ma visto il moltiplicarsi di questi velivoli di ogni tipo sopra le nostre teste, di acquirenti per l'acchiappa-droni non ne mancheranno certo.

RG-Mirko Priuli