L’atto d’accusa è un lungo, pesante elenco di abusi. Sono quelli che un 56enne del Sottoceneri - comparso martedì a Lugano davanti a una Corte delle Criminali - avrebbe commesso sulla figliastra. Fatti per i quali l’accusa ha chiesto una pena di dieci anni di carcere. L’uomo nega però ogni addebito.
I fatti sarebbero iniziati nel novembre del 2014, quando la ragazza aveva 12 anni. Era appena giunta dall’estero. Arrivata in Ticino aveva deciso di restare con la madre e suo marito. A occuparsi di lei era soprattutto il patrigno. “Un legame affettuoso”, lo ha definito l’imputato in aula.
Secondo la tesi accusatoria, già da allora sarebbe invece successo ben altro. Si parla di toccamenti, di soprusi di altro genere e di un’imprecisata serie di rapporti completi. Rapporti che sarebbero avvenuti con una frequenza di almeno una-due volte al mese. A tratti persino giornaliera. Il tutto – sostiene la procuratrice Anna Fumagalli – fino al novembre del 2023. Nove anni, durante i quali l’uomo (difeso da Pascal Frischkopf) l’avrebbe soggiogata a suon di insulti, schiaffi, minacce, ricatti. La giovane sarebbe stata inoltre costantemente controllata nei suoi contatti e nei suoi spostamenti.
Di qui i reati ipotizzati: atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, violenza carnale. Addebiti che il 56enne, però, respinge con fermezza. Ammette soltanto di avere avuto con lei una relazione consenziente. E questo a partire dal 2021, quando la figliastra era ormai maggiorenne.
La sentenza della Corte, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, è attesa per giovedì mattina.