Le pattuglie miste formate da una guardia di confine svizzera e un agente della polizia di Stato italiana saranno operative tra breve. Probabilmente dal prossimo novembre. Due anni dopo la firma dell’accordo di cooperazione reso operativo a Roma nel 2016, gli agenti daranno vita a unità mobili congiunge per lottare contro la criminalità organizzata. Chi opererà fuori dal territorio del proprio Stato non avrà un ruolo operativo, ma avrà compiti di osservazione, di assistenza e di informazione.
Un progetto strategico, in cui andavano sciolti diversi nodi: tra questi il fatto che l'arma svizzera in Italia è considerata arma da guerra.
Ora gli ostacoli sono stati superati ed indiscrezioni d’oltre confine indicano che nelle prossime settimane sono previsti gli addestramenti congiunti per giungere a pattugliare insieme il territorio. Il primo progetto prevede il controllo dinamico lungo le aree di frontiera con l’ausilio degli agenti della polizia di Stato di stanza sul Lago Maggiore, a Luino.
Verso la fase operativa
Il progetto del quale a Roma e a Berna si discute da quasi un decennio sta quindi entrando in fase operativa andando a rafforzare ulteriormente la collaborazione transfrontaliera già assicurata dal Centro di cooperazione di polizia e doganale di Chiasso. In Svizzera coinvolgerà il Ticino, i Grigioni e il Vallese; in Italia le province di Varese, Como, Verbano-Cusio-Ossola, Sondrio, Aosta e Bolzano.
Pattuglie miste al confine
Il Quotidiano 09.09.2018, 21:00