Ticino e Grigioni

Atena per risollevarsi senza paura

Al via il progetto ticinese che forma i professionisti confrontati con vittime di violenza domestica - Un nuovo metodo per aiutarle a essere di nuovo protagoniste della propria vita

  • Ieri, 19:15
  • Ieri, 21:16
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Giustizia riparativa, progetto ticinese

SEIDISERA 21.11.2024, 18:00

  • Archivio iStock
Di: SEIDISERA/Natda 

Entrare in uno spazio dove sentirsi protette, ascoltate, riconosciute come persone: questo è il cuore del progetto Atena, un’iniziativa ticinese che affronta la difficile realtà della violenza domestica. L’obiettivo? Superare il compatimento e ridare alle vittime la dignità di protagoniste della propria vita.

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Prove di giustizia riparativa

Il Quotidiano 21.11.2024, 19:00

“Atena non è solo una guerriera, è la dea della saggezza e della resilienza. Vogliamo che chi esce da questo percorso possa dire: ‘Io esisto’. Vogliamo vederle con le spalle dritte, non più piegate dalla sofferenza e dall’umiliazione”, spiega Luisella De Martini, una delle coordinatrici del progetto, ai microfoni di SEIDISERA.

Si tratta di un progetto a termine, che durerà fino a ottobre 2026, e si basa su formazione, sensibilizzazione e collaborazione tra le realtà già esistenti in Ticino. “Il Ticino offre servizi e autorità competenti. La nostra scommessa è che, lavorando insieme, possiamo fare di più e meglio, senza creare nuove strutture”, sottolinea De Martini.

Il primo anno di Atena sarà dedicato al conoscere, all’identificare una rete, formare professionisti e condividere esperienze. Nel secondo anno si passerà al costruire insieme, unendo competenze e visioni per creare un approccio multidisciplinare al problema della violenza domestica.

Un’eredità che resta oltre il progetto

Anche quando Atena si concluderà, il suo impatto continuerà. “Gli istituti di formazione continueranno a formare le persone non più in modo settoriale, ma con un approccio multidisciplinare. I principi di Atena saranno integrati nei servizi”, spiega la coordinatrice del progetto.

Un aspetto fondamentale è il gruppo di supporto per le vittime che fungerà da spazio per combattere l’isolamento, condividere momenti semplici come un caffè, una visita al museo o una passeggiata con i figli. “Speriamo che diventi autonomo, gestito dalle stesse persone implicate”, conclude De Martini.

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