La giustizia riparativa è ancora lontana dall’entrare nel codice di procedura penale. Se ne discute soprattutto a livello accademico con delle giornate di sensibilizzazione, come quelle tenute all’USI, mentre in Ticino sta per partire un progetto pilota finanziato da Berna. Si chiama “Atena” e ridarà voce a quelle vittime che nel processo penale la perdono. Va detto da subito che in Europa, a differenza di quanto avviene in Svizzera, c’è chi ne ha già fatto una norma, come il Belgio o l’Italia.
La giustizia penale - per inquadrare il tema - ha il compito di comminare una pena ad un colpevole. La giustizia riparativa, invece, si concentra sul rapporto tra autore del reato e vittima. “A livello giuridico penso che manca molto, per non dire quasi tutto. Però forse va detto che la giustizia riparativa è una prospettiva culturale, una cultura. Come ogni cultura si trasforma in legge quando la società comincia a recepirne i vantaggi. Diciamo che in Svizzera siamo decisamente indietro ma spero e mi auguro che il fatto di arrivare dopo ci permetta magari di arrivare meglio”. A parlare è Bruno Balestra, ex procuratore generale del Canton Ticino e ora, da diversi anni tra i più attivi promotori della giustizia riparativa.
Per Grazia Mannozzi, professoressa di diritto penale all’Università degli Studi dell’Insubria, le differenze con la giustizia penale classica si capiscono se ci si concentra sulle domande di fondo. Per la giustizia penale - quando è stato commesso un reato - è importante chiedersi chi è stato, perché lo ha fatto, e come può essere punito. Da questi tre interrogativi la vittima non emerge, è totalmente invisibile, mentre quando un conflitto è nelle mani della giustizia riparativa, la prima domanda è cosa è successo? Chi ha sofferto? Cosa può essere fatto per riparare? Balestra spiega ancora che la giustizia riparativa non è un’alternativa alla giustizia tradizionale e si può implementarla sia nella giustizia minorile, dove in parte già ci potrebbe essere ma bisogna spronarla, ma anche nella giustizia civile quando si parla delle mediazioni familiari, così come anche nella giustizia amministrativa si parla già di mediazione. “Dei semi esistono, conclude l’ex procuratore, dipenderà dai tempi, dalla politica”.
Un piccolo passo in avanti
Intanto, come detto, qualche piccolo passo avanti sembra essere stato fatto. Dal sito della Confederazione infatti è possibile scorgere - per esempio - che il progetto ticinese chiamato “Atena” ha ricevuto un sussidio federale. Atena mira a migliorare l’assistenza alle vittime di violenza e di violenza domestica. “A questo scopo sta introducendo nel Canton Ticino proposte di scambio e di dialogo in un ambito protetto nel quadro dell’aiuto alle vittime, si legge nel sito, applicando la metodologia della giustizia riparativa. Lo scopo delle proposte è aiutare le persone colpite dalla violenza a trovare una via d’uscita dalla dipendenza psicologica e dagli stati d’ansia”.
Seidisera del 16.11.2024 Il servizio di John Robbiani
RSI Info 16.11.2024, 20:34
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