Ticino e Grigioni

Aviaria, ecco perché il virus preoccupa

La moria di gabbiani sul Lago di Garda e, in precedenza, i casi isolati in Svizzera, Ticino compreso. Berna proroga le misure fino al 30 aprile. Gli esperti: "Manteniamo alta l'attenzione"

  • 10 marzo 2023, 05:51
  • 31 agosto 2023, 15:41
Foto d'archivio di un'esercitazione contro l'influenza aviaria

Foto d'archivio di un'esercitazione contro l'influenza aviaria

  • Ti Press
Di: Massimiliano Angeli

L'influenza aviaria resta un problema in Svizzera, Ticino compreso. Così per contrastare la diffusione di questa epizoozia a livello nazionale, l'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) ha comunicato giovedì l'estensione delle misure nazionali di contenimento del virus fino al 30 aprile 2023 almeno. È la prima volta che nella Confederazione i provvedimenti anti-aviaria vengono estesi per un periodo così lungo. E poiché l'obiettivo principale è quello di evitare il contatto tra uccelli selvatici e pollame da cortile, non è consentito lasciar razzolare liberi i volatili, nemmeno nel caso degli allevamenti all'aperto.

L'influenza aviaria è tornata d’attualità, anche per la moria di gabbiani di questi giorni sul lago di Garda. Il primo marzo, invece, nella Svizzera tedesca, nel canton Zugo, il veterinario cantonale aveva segnalato due carcasse di gabbiani affetti dal virus H5N1. Nella Confederazione, negli ultimi mesi, sono stati riportati casi isolati in vari cantoni svizzeri come Turgovia, Lucerna, Zurigo, Sciaffusa, Basilea Campagna, Argovia e Vaud. In Ticino il virus era stato rilevato in due cigni a fine novembre.

Per fare il punto sulla situazione, la RSI ha intervistato Roberto Lardelli, presidente di Ficedula e Luca Bacciarini, veterinario cantonale del Ticino.

"Quello che sta succedendo sul lago di Garda (dove si registra una moria di gabbiani, a causa dell'influenza aviaria n.d.r.) potrebbe succedere anche in Ticino. Adesso, con i movimenti migratori primaverili, c’è qualche probabilità in più, ma al momento non vedo un rischio immediato, perché il lago di Garda non si trova, per il momento, sulle rotte migratorie degli uccelli che passano dal Ticino o che passeranno dal Ticino". Così Roberto Lardelli, presidente di Ficedula (l'Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana, che è anche un'organizzazione nazionale di BirdLife Svizzera), ai microfoni del giornalista RSI Massimiliano Angeli.

"Gli esperti, riguardo questo virus che colpisce gli uccelli, mi dicono che si ammalano e poi muoiono in poco tempo. Questo dovrebbe teoricamente rallentare un po’ la diffusione... Quando c'era stato l'allarme, tanti anni fa, io avevo pronosticato che noi saremmo rimasti al riparo perché ai tempi l'infezione arrivava da nord, ed è stato così. Le Alpi ci fecero da barriera. Oggi (forse con il fatto che il contagio sia di provenienza più “orientale”), probabilmente il virus arriverà, ma con tempi un po’ più lunghi di quelli che temiamo”, sottolinea Lardelli.

Aviaria, le contromisure elvetiche

SEIDISERA 09.03.2023, 18:29

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Il presidente di Ficedula, parlando dell'aviaria, ricorda le parole di un suo maestro: "Il compianto dottor D'Alessandri è scomparso diversi anni fa. Era medico. Ripeteva che l'umanità, rispetto ai rischi di qualche disastro nucleare, sarebbe stata minacciata molto di più da fenomeni virali che, naturalmente, si espandono moltissimo con le migrazioni degli uccelli. Questo virus gira da 25 anni. Una ventina d'anni fa era scattato il grande allarme a livello continentale e anche da noi. Io ricordo che la stazione di rilevamento delle Bolle di Magadino nella primavera, mi pare del 2006, era diventata un'antenna sulla diffusione di questo virus. Avevamo fatto, io e la collega, tante giornate di prelievi di tampone soprattutto sulle anatre, ma anche sui passeriformi e anche lì l'avevamo scampata. Stiamo crescendo tanto; la popolazione umana è oltre gli 8 miliardi ormai. Anche le popolazioni di uccelli si infettano, si muovono (in conseguenza dei cambiamenti climatici) un po’ di più… Potrebbe essere questa la spiegazione”.

Cosa possiamo spiegare riguardo alle rotte e ai periodi di migrazione?

“Adesso siamo in un periodo nel quale sono iniziate le migrazioni, quindi ci sono già tanti uccelli acquatici che arrivano dall'Africa, dal Mediterraneo occidentale e che risalgono, secondo un canale sud-ovest/nord-est, e arrivano sulla Pianura Padana e poi cercano di attraversare le Alpi e sostano sui nostri laghi, in particolare sul Lago Maggiore. Al momento la zona contagiata è “orientale”, quindi mi aspetto che quelle popolazioni di gabbiani e di uccelli acquatici che fossero potenzialmente contagiabili, tendano più ad andare verso l'Austria o più verso la porta di Trieste e poi verso i Paesi orientali (l'Ungheria e poi i Paesi che sono adesso toccati dalla guerra). Vedo le mappe che stanno circolando sui siti ufficiali e che riportano i casi di infezione. Io non vorrei espormi, ma se devo dare una probabilità, questa è abbastanza bassa per la conoscenza che si ha ora. Nel senso che non ci sono zone contagiate, per esempio, in Piemonte, nel sud della Spagna e della Francia”.

Riguardo ad altri tipi di volatili presenti in Ticino, come i cormorani, ad esempio, cosa ci può dire?

“Sappiamo abbastanza bene quali sono le specie che, per ora, sono contagiate. Quelle a maggior rischio, che potrebbero appunto portare l’influenza aviaria in Ticino, sono le specie più a contatto con l'acqua, in un vettore dove la trasmissione è più facile e più semplice: oltre alle oche e ai gabbiani ci sono i cigni (due sono stati contagiati in Ticino a novembre, quindi l'aviaria l’abbiamo già qui). Ma anche i rapaci, le anatre in generale, e poi giù giù i corvidi, i limicoli, fino alle popolazioni di piccioni. E qui magari varrà la pena riflettere bene sulle grandi concentrazioni di piccioni che abbiamo in Ticino”.

L'intervista completa a Roberto Lardelli (presidente Ficedula)

RSI/Massimiliano Angeli 09.03.2023, 17:38

Dal canto suo il veterinario cantonale ticinese Luca Bacciarini, ha sottolineato ai microfoni del giornalista RSI Luca Berti che il problema non è più legato solo agli uccelli migratori, perché il virus gira già da tempo sul territorio ticinese. "In Ticino abbiamo avuto due cigni risultati positivi all’H5N1, in seguito gli altri animali analizzati sono risultati negativi. Però il virus è presente, circola tra gli animali, quindi dobbiamo mantenere le misure imposte per tutti, anche per i piccoli allevatori, proprio perché non si può sapere dove il virus colpirà la prossima volta anche nel nostro cantone”.

Dunque il virus circola. Chi dovesse trovare uccelli morti cosa deve fare?

“In generale un uccello morto (come un altro animale selvatico trovato morto) non si tocca. Chiamiamo il guardiacaccia, che ha tutto il materiale per procedere al campionamento e quindi anche quell'animale poi verrà analizzato”.

È un periodo lungo quello di internamento, di chiusura forzata del pollame, mai così tanto in Svizzera. Ficedula al momento non vede un rischio immediato, perché il lago di Garda non si trova, per ora, sulle rotte migratorie degli uccelli che passano dal Ticino o che passeranno dal Ticino. Quanto ragionevolmente si può ancora andare avanti così?

“Abbiamo sentito un rappresentante dell'USAF. Ha detto che il problema, al momento, è che il virus si trasmette anche tra uccelli residenti, quindi non sono uccelli migratori. Le valutazioni fatte dall’USAF, insieme ai Cantoni, dicono che verso la metà/fine di aprile, gli animali cominciano anche a entrare in nidificazione e quindi gli spostamenti dovrebbero essere ancora minori. Quindi si manterrà probabilmente la data del 30 aprile per poter lasciar uscire gli animali. Va detto che se abbiamo due/tre galline le possiamo anche far uscire, controllate, durante il giorno. L'importante è non attrarre i volatili selvatici mettendo loro a disposizione il cibo o l'acqua”.

Riguardo le restrizioni, sono regole stringenti o comunque molto impattanti. Qual è il suo bilancio sul rispetto delle misure in Ticino?

“Gli allevatori, anche i piccoli allevatori, fino adesso si sono comportati bene. Logicamente più si avanza nella stagione primaverile più c'è un atteggiamento del tipo: “ma tanto la malattia non è arrivata” o “tanto ci sono solo alcuni animali positivi trovati morti”, magari c'è un po’ la tendenza ad allentare le misure. Abbiamo avuto pochissime segnalazioni di persone che non si attenevano alle misure”.

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