La crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina ha colto alla sprovvista le migliaia di aziende svizzere private e pubbliche che, a suo tempo, avevano scelto di approvvigionarsi sul mercato libero, ma che ora si ritrovano a dover rinegoziare i loro contratti in un mercato energetico con i prezzi alle stelle. Un caso è l'ospedale universitario di Ginevra, ma la questione tocca anche il Ticino.
Seidisera del 25.05.2022, servizio di Lucia Mottini
RSI Info 25.05.2022, 19:29
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Le aziende con un consumo superiore ai 100'000 chilowattora all'anno, possono rifornirsi dal mercato libero. Damiano Stroppini, consulente dell'Associazione industrie ticinesi, spiega che è "difficile dire quante aziende abbiano scelto di aderire al mercato libero negli scorsi anni... nel 2022, sono già una decina ad aver riscontrato fortissime difficoltà a causa degli incrementi dei costi dell'energia, ma saranno poi centinaia nel 2023 ad essere colpite dal fenomeno".
La problematica, come precedentemente spiegato, coinvolge anche gli enti pubblici e potrebbe pertanto ripercuotersi sui cotribuenti. In tal senso, aggiunge ad ogni modo Stroppini, "i consumi delle aziende pubbliche rispetto ai loro costi complessivi in riferimento all'energia elettrica non sono così alti rispetto alle spese totali".
La paura del prezzo dell'energia ha spinto tuttavia molte ditte a fare marcia in dietro, sperando di poter trovare asilo nel mercato vincolato. Questa via non è però contemplata dalla legge e, in merito, la Commissione federale dell'energia ha confermato che non ci saranno eccezioni nell'applicazione della normativa.