Rafforzare la partecipazione di bambini e giovani alle decisioni che li riguardano, promozione delle politiche giovanili, prevenzione con focus sulla salute psicologica e protezione dei minorenni: sono le sfide che si intendono affrontare con il programma cantonale di promozione dei diritti, di prevenzione della violenza e di protezione dei bambini e dei giovani, presentato oggi, giovedì, dalle autorità ticinesi. "Abbiamo imparato a passare da una situazione di reazione a fenomeni di violenza a un cambio di paradigma promuovendo il buon trattamento", ha spiegato il capo del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa.
Se diversi cantoni hanno lanciato campagne in questo campo, quella ticinese è un'iniziativa di una portata inedita in Svizzera - secondo il Consiglio di Stato - per la sua durata quadriennale, per il coinvolgimento dei vari dipartimenti (DECS, DI e DSS), per l'obiettivo di coinvolgere Comuni ed enti attivi sul territorio e per il budget a disposizione, che sarà di 450'000 franchi annui già a partire dal 2021.
CSI 18.00 del 01.04.2021 L'intervista di Francesca Torrani a Reto Medici
RSI Info 01.04.2021, 20:00
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Dell'elaborazione del progetto, che comprende misure da attuare in cinque contesti (famiglia, scuola, spazio sociale, settore amministrativo e giudiziario e settore sociosanitario), è stata incaricata un'apposita direzione presieduta Reto Medici. "È un programma ambizioso", afferma il magistrato dei minorenni, "è importante innalzare il livello della promozione dei diritti (...) che significa insegnare ai nostri ragazzi ad affrontare le situazioni, ad avere gli strumenti per decidere quando si trovano di fronte a un bivio". Il momento in cui il programma viene lanciato è particolare. La situazione attuale, per effetto della pandemia, "è oggettivamente difficile, ma la maggioranza dei giovani ha comprensione e rispetto per le norme vigenti, ed è merito loro ma anche delle loro famiglie".
Dalla radio
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CSI 18.00 del 01.04.2021 La voce di Massimiliano Chastonay
RSI Info 01.04.2021, 20:00
CSI 18.00 del 01.04.2021 Il servizio di Amanda Pfändler
RSI Info 01.04.2021, 20:00
La violenza fra i giovani
In questi mesi non sono mancati anche in Ticino momenti di tensione e di violenza fra i giovani, che non sono figli solo delle restrizioni legate alla pandemia. "È un ciclo di vita in costruzione, anche identitaria. Un comportamento violento è un modo che hanno trovato per stare al mondo, anche se non è adeguato e non va accettato", spiega Massimiliano Chastonay, che lavora per il programma terapeutico Face à Face, nato due anni fa in Ticino dopo un'esperienza a Ginevra. Finora ne sono stati seguiti una quarantina, in maggioranza maschi e con un'età media di 15 anni, segnalati soprattutto dalle istituzioni. "Per alcuni c'è stato un sviluppo molto positivo, hanno preso coscienza e modificato i loro comportamenti", spiega la psicologa Fabia Cereghetti. Le situazioni sono diverse, "non c'è una risposta standard", spiega Chastonay, per questo "si offre un pacchetto con strumenti diversi, individuali, di gruppo, in famiglia, per raggiungere i bisogni e le risorse di ognuno". "Quello che diciamo subito che chiunque nella vita, in un determinato momento, può avere un comportamento violento ma che questo non lo rende una persona violenta", prosegue Cereghetti, che aggiunge: "Non lo colpevolizziamo, ma gli diciamo che quello ha fatto è inaccettabile. Non vuol dire che non si possa rimediare".